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Vaccino Coronavirus, Crisanti: "Se fosse disponibile già a dicembre mi preoccuperebbe"

ANSA

Il professore ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova ammonisce: "Significherebbe che non è stato testato sul campo, sulla popolazione". Poi sottolinea: "Finora non è apparsa una sola pubblicazione scientifica al vaglio della Comunità, che testimoni che questo vaccino ha le caratteristiche che dicono abbia"

TORINO - Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova, intervenuto al programma L'imprenditore e gli altri condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell'Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv (canale 264 dtt), a proposito della possibilità di avere un vaccino contro il Coronavirus già a dicembre ammette:" Se questo dovesse accadere sarei preoccupato perché significherebbe che non è stato testato sul campo, sulla popolazione, per dimostrare che c'è una differenza statisticamente significativa tra i vaccinati e i non vaccinati. Sarebbe veramente una cosa senza precedenti se questo accadesse. Finora non è apparsa una sola pubblicazione scientifica al vaglio della Comunità, che testimoni che questo vaccino ha le caratteristiche che dicono che abbia. Il vaccino è lo strumento più adatto a combattere le malattie infettive in termini di costi ed efficacia - ha aggiunto -. Detto questo, il processo di sviluppo di un vaccino rimane molto complesso e lungo, anche nella distribuzione".

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"Dpcm? È un compromesso. Alcuni provvedimenti ragionevoli, altri meno comprensibili come il divieto di andare al cinema e al teatro. Bisognava regolare i trasporti, occasione pazzesca di assembramento. Nessuno sa se le nuove misure avranno l'effetto sperato, perché nessuno le ha mai sperimentate prima. Il punto è che in questa situazione non ci saremmo dovuti arrivare, è il risultato di una totale impreparazione delle regioni e anche del sistema sanitario nell'implementare delle misure di sorveglianza, tracciamento e prevenzione. Avevamo 5 mesi di tempo, avremmo potuto creare un sistema di sorveglianza e tracciamento e non ci saremmo trovati in questa situazione - ha aggiunto -. A fare misure di restrizione sono bravi tutti perché misura dopo misura si arriva al lockdown, i casi calano e poi che facciamo, ricominciamo da capo? Se anche diminuissero i casi, non avremmo alcuna garanzia di poter consolidare questi risultati perché al momento attuale non abbiamo un sistema di sorveglianza che sia in grado di interrompere i contatti sul territorio, come hanno fatto Cina, Taiwan, Nuova Zelanda e anche il povero Vietnam, che ha saputo intercettare i tracciamenti sul territorio ed ha avuto pochissimi casi".

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