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"Coronavirus, l'aria condizionata è pericolosa"

Lo dice uno studio in Cina che ha esaminato alcune persone contagiate in un ristorante. Gli esperti si dividono

Con l’avvicinarsi del caldo c’è un’altra preoccupazione che riguarda il Coronavirus. Può l’aria condizionata giocare un ruolo decisivo nel diffondersi del contagio? Uno studio in Cina - riportato anche dal Confidencial in Spagna - ha analizzato i contagi che si sono verificati in tre diverse famiglie che hanno mangiato ai tavoli adiacenti in un ristorante, e ha concluso che l’aria condizionata potrebbe essere stato il fattore chiave per la trasmissione del virus. Per virologi ed epidemiologi è un fattore che merita di essere approfondito.

La pubblicazione

Lo studio ha attirato l'attenzione degli specialisti della salute dopo che è stato pubblicato su "Emerging Infectious Diseases", la rivista dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), una delle pubblicazioni più affidabili e prestigiose , i cui "documenti" vengono esaminati da altri ricercatori prima di vedere la luce. Questo è il caso di questo lavoro svolto da 10 scienziati cinesi, molti ricercatori del CDC di Canton, che hanno analizzato i casi di 10 infetti da Covid-19 di tre diverse famiglie che hanno mangiato nello stesso ristorante di Canton il 24 di gennaio.

Il ristorante sotto esame: la dinamica


Il ristorante preso in esame aveva tavoli a poco meno di un metro di distanza, senza finestre e con aria condizionata. In uno di questi tavoli, il paziente A1 sedeva con altri quattro membri della sua famiglia. Su ogni lato, anche altre due famiglie, C e B, si stavano preparando a mangiare. In totale, 21 commensali di cui 10 sarebbero stati infettati dal coronavirus nello stesso ristorante. Il paziente A1, confermato come paziente "zero" o "indice", era tornato da Wuhan con la sua famiglia il giorno prima. Ore dopo aver mangiato, lo stesso 24 gennaio, ha iniziato a mostrare i primi sintomi di febbre e tosse. Giorni dopo, anche altri nove commensali delle tre famiglie si sono ammalate di coronavirus. Un totale di 83 clienti ha mangiato al ristorante ma solo 10 sono risultati infetti, quelli attorno al paziente A1 e sotto il flusso di entrata e uscita dalla macchina di condizionamento dell'aria.

La conclusione dello studio


"L'unica fonte nota di esposizione [al virus] per le persone colpite nelle famiglie B e C è il paziente A1. Dall'analisi delle possibili vie di trasmissione, abbiamo concluso che la causa più probabile di questo focolaio è il contagio da gocce respiratorie Tuttavia, questa potrebbe non essere l'unica spiegazione ", osserva lo studio. Le goccioline che possono trasportare il virus (di dimensioni superiori a cinque micron) rimangono sospese nell'aria per un breve periodo di tempo e percorrono distanze molto brevi, di solito meno di un metro. Tuttavia, le goccioline più piccole (meno di cinque micron) rilasciate parlando e vaporizzate nell'aria "possono rimanere sospese più a lungo e percorrere distanze più lunghe, di più di un metro (...). Abbiamo concluso che in questo La trasmissione delle goccioline di focolaio era favorita dal condizionamento dell'aria. Il fattore chiave dell'infezione era la direzione del flusso d'aria (...) dalla tabella C alla A e quindi alla tabella B e di nuovo alla tabella C".

L'Aicarr smentisce: "L'aria condizionata riduce il contagio"

Non bisogna trarre conclusioni affrettate però. Lo studio presenta diverse lacune e non è stato confermato da altri esperimenti simili. Inoltre, secondo l'Associazione Italiana Condizionamento dell'Aria Riscaldamento Refrigerazione (Aicarr) è vero il contrario: gli impianti di aria condizionata "aiutano a ridurre il rischio di diffusione" del coronavirus. Lo afferma la presidente Francesca Romana d'Ambrosio, secondo cui é "indispensabile una corretta informazione su questo tema". "Nella situazione che oggi stiamo vivendo - si legge in un comunicato dell'associazione - l'uso degli impianti è indispensabile, perché sono l'unica soluzione per diluire la concentrazione del virus negli ambienti chiusi (abitazioni, uffici, negozi, supermarket) e quindi ridurre il rischio di contagio. Gli impianti sono utili nella lotta all'epidemia e quindi vanno tenuti accesi. - afferma l'associazione - E' ben noto che per garantire le condizioni di salubrità degli ambienti chiusi e quindi la salute di chi li occupa è necessario ricambiare l'aria, ventilando. È anche risaputo che non basta aprire le finestre perché l'aria che entra in questo caso non si distribuisce in tutto l'ambiente. È invece necessario - spiega la nota - utilizzare gli impianti di condizionamento o climatizzazione usati per il riscaldamento invernale e raffrescamento estivo, che sono in grado non solo di garantire un buon ricambio dell'aria, riducendo la concentrazione degli inquinanti, ma anche di creare le condizioni di comfort termico".

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