Novità sul mistero di Stonehenge. Un gruppo di ricercatori inglesi è riuscito a fare un’approfondita analisi scientifica e completa su uno dei 52 megaliti di arenaria del monumento, noti come sarsen, ottenendo informazioni sulla sua geologia e la sua chimica. Nel 1958, Robert Phillips, rappresentante di una società di perforazione che stava effettuando alcuni lavori di restauro del monumento, portò con sé negli Stati Uniti un nucleo cilindrico che era stato perforato da uno dei pilastri di Stonehenge (la Pietra 58). Dopo molteplici anni, il cilindro è stato restituito e analizzato.
Il mistero di Stonehenge a una svolta
Tramite questa indagine è stato osservato che il silcrete dello Stone 58 è composto principalmente da grani di quarzo delle dimensioni di granelli di sabbia, cementati da un mosaico ad incastro di cristalli di quarzo. Il quarzo è un minerale estremamente resistente e non si sbriciola nè si erode facilmente, anche se esposto a vento ed intemperie. David Nash, geomorfologo dell’Università di Brighton e autore principale dello studio, ha fatto sapere: “Questo spiega la resistenza della pietra agli agenti atmosferici ed il motivo per cui è diventata un materiale ideale per la costruzione di monumenti”.
Stonehenge, i dettagli della ricerca
Il campione utilizzato per la nuova ricerca su Stonehenge è stato analizzato con tecniche di scansione TC, i raggi X, le analisi microscopiche e altre tecniche geochimiche. Gli studiosi hanno scoperto che alcuni granelli di sabbia incastonati in essa risalgono all’era mesoproterozoica, ovvero da 1 miliardo a 1,6 miliardi di anni fa. Al momento resta però un mistero il motivo della sua costruzione e la sua funzione.