TORINO - Non fatevi trarre in inganno dal fatto che in superG non vinceva da due anni (Val d’Isére) e tanto meno dal suo commento a caldo, quando s’è detta «un po’ sorpresa» per un successo dalle proporzioni clamorose. Un secondo rifilato alle avversarie sulla Corviglia di St.Moritz, comprese la regina della specialità Lara Gut-Behrami, salita cupa sull’ìultimo gradino del podio nella gara di casa, e il dittatore (uomini compresi) dello sci Mikaela Shiffrin, che ci resta ai piedi nel debutto della velocità, l’obiettivo dichiarato di questa stagione senza medaglie in palio. Tutte sciano (e pure bene), Sofia Goggia accelera.
Sofia Goggia sembra Pecco Bagnaia
Alla prima occasione con gli sci lunghi dopo aver fatto vedere una nuova Goggia (composta, con spalle e piedi sugli sci, le anche in linea per non deragliare) nei tre giganti disputati, la ragazza che vive di emozioni purché sopra i cento all’ora, mette in pista quasi al buio (nevischio e nuviole basse, specie in alto: visibilità lattea) cuore e soprattutto testa («istinto, mi sono dovuta inventare lungo il percorso» la sua definizione), inventando un nuovo modo di vincere. Zero goggiate, anche se tre curve quasi sull’interno non se l’è fatte mancare, pieghe da paura (per le altre), nel luogo del folle weekend di un anno fa, quando si ruppe la mano sinistra (arrivando seconda) e corse a Milano per farsi operare, tornando in tempo per vincere la seconda discesa, il giorno dopo. Adesso sembra Pecco Bagnaia con la Ducati Desmosedici, il torinese bi-campione del mondo della MotoGP che quando e dove c’è da fare la differenza non ha rivali. E che entra in curva con nessuno. Solo che Sofia sotto il sedere ha la neve e due sci che le servono per scivolare. Pardon, accelerare.