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Martinenghi, la storia dorata di Tete: dai cento chili a vincere tutto

Martinenghi, la storia dorata di Tete: dai cento chili a vincere tutto ANSA

Il tifo per LeBron e Inter, la risalita col mental coach, l'olimpo in vasca: "Ma resto un tipo da piadina a mezzanotte"

“Scusatemi, ho vinto tutto”. Ecco l’essenziale biografia di vita sportiva di Nicolò Martinenghi detto “Tete”. Basta poco per farsi capire: nuotando a rana qualche battito in meno di un minuto. Ha vinto tutto, che vuol dire oro europeo, oro mondiale e infine oro olimpico, a Parigi, a fine luglio: giusto qualche giorno prima del compleanno. Un grande Slam, accompagnato da due bronzi olimpici a Tokyo 2021 e due argenti mondiali vinti nel giro di quattro anni. Venticinque anni il 1° agosto e la ciliegina sulla torta: appunto il pataccone dorato ricavato dalla torre Eiffel, ricevuto sul podio della Defense Arena. E chissà che quel giorno a Varese, la città dov’è nato, all’ora dell’aperitivo, “l’Apollo 11” il raffinato cocktail color rosa, inventato da nonno Pietro, non abbia fatto levare i calici in onore di un concittadino così campione e ormai così illustre. 

Martinenghi: il Golden Boy del nuoto

Per una volta lo sbarco sulla Luna del 20 luglio 1969, celebrato dal cocktail, avrà ceduto il passo allo sbarco di un marziano del nuoto. Anzi, ad un Golden boy del nuoto. "È un ragazzo solare", racconta Adelaide Radice, la ragazza di Nicolò che tutto il mondo ha visto baciare con la dolcezza e l’intensità che solo due innamorati: sono insieme da sei anni e lei ancora non si lamenta delle lunghe attese dovute ad allenamenti, gare, problemi, testa nell’acqua prima ancora che sulla terra. E quei capelli lunghi color oro, che Adelaide prima non amava, poi hanno cominciato a piacerle, sono l’ultimo guizzo di vanità di un ragazzo che nulla nasconde della sua passione. Cura la moda, adora gli accessori, gli piacciono i gioielli: e lo dicono due orecchini. Ma zero tatuaggi, che oggi fa quasi eccentricità. Narcisista? Certo. E l’ammissione non ammette repliche. L’autostima è massima, la casa piena di specchi dove guardarsi.

"In fondo - dice - non credo di essere un brutto ragazzo". Metteteci un pizzico di ironia e capirete che un campione è sempre un fuori norma. L’oro dei successi è stato solo la logica conseguenza delle attività di famiglia. Il papà giocava a basket, poi si è trasformato in orafo di professione. E Nicolò si è subito trovato a suo agio anche con le medaglie. "Sono cresciuto in mezzo ai preziosi". Ça va sans dire, reciterebbero i francesi. Va da sé, diciamo noi. Però non è stato subito amore e acqua. Piuttosto macerazione e maturazione. Nicolò amava calcio e basket che ha provato a giocare. Se poi diciamo che LeBron James è il suo idolo e l’Inter la squadra del cuore abbiamo chiuso il cerchio. Anzi, questo è l’anno degli interisti che vincono: a quanto pare. Il contatto con l’acqua è stato perlomeno dubbioso. Mi butto? Non mi butto? Quando la mamma accompagnava lui e il fratello Jacopo in piscina.

"Un uomo da piadina a mezzanotte"

E la mamma diceva agli istruttori: lasciatelo fare. Poi, al gioco delle staffette, ci ha provato. Si è buttato. Ed eccolo nella piscina di Brebbia inseguire tempi e forma, oppure a Milano o a Roma nel periodo del Covid: duro per tutti. Ad Azzate, la cittadina dove abita, ne hanno seguito le evoluzioni: fors’anche nei momenti difficili. Brutta storia quando subì una frattura da stress al pube. Era arrivato a pesare 100 kg, oggi il peso forma per uno come lui, alto un metro e 87, va sui 94 kg. Ma allora tutto sembrava più difficile tanto da affidarsi a Lorenzo Marconi, un mental coach, che lo ha invitato ad un viaggio dentro se stesso: ispirandosi ai monaci tibetani.

Ovvero, testa da liberare ed energia del corpo da preservare. Marco Pedoja, l’allenatore, ha fatto il resto sul piano tecnico. E Tete è diventato cattivo in acqua. Ma Puppone appena fuor d’acqua. Puppone è il soprannome dato dagli amici che fa rima con bonaccione. E che si sposa con il “solare” detto dalla fidanzata. Sintesi perfetta per un campione che, già da giovane, aveva conquistato 9 titoli di categoria: tra mondiali ed europei. E che, ora, se la gioca con altri cinque grandi del nostro nuoto, unici ad aver vinto un oro olimpico: Rosolino, Fioravanti, Pellegrini, Paltrinieri e Ceccon. C’è ragione di avere il palato dolce, soprattutto per un ragazzo cresciuto nella pasticceria gestita dalla mamma. Peccato che, anche qui, “Tete” sia sorprendente: amo il salato, racconta. "Sono un uomo da piadina a mezzanotte". Il dolce, le medaglie, si vincono a mezza sera.

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