LIEGI (Belgio) - È la più antica delle 'classiche monumento', la Decana come la chiamano, perché quella di domani per la Liegi-Bastogne-Liegi sarà l'edizione numero 111. Sarà anche la prova (con diretta tv su Rai ed Eurosport) che concluderà il Trittico delle Ardenne, e ha come grandi favoriti i due ciclisti che hanno monopolizzato i discorsi dell'ultima settimana: Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, ovvero il campione del mondo e quello olimpico. Entrambi hanno vinto la Liegi due volte a testa, lo sloveno nel 2021 e l'anno scorso, il belga nel 2022 e 2023, ma in questa corsa non si sono praticamente mai sfidati perché l'unica volta che c'erano entrambi è stata due anni fa, ma non ci fu praticamente 'battaglia' perché Pogacar fu costretto a ritirarsi per una caduta nelle fasi iniziali, in cui si procurò la frattura di un polso.
Il terzo incomodo e gli italiani
Ora il momento del duello sembra essere arrivato, ma c'è sempre l'eventualità di un terzo incomodo che beffa entrambi. Ha tenuto a ricordarlo Evenepoel parlando di quanto è accaduto all'Amstel Gold Race: "Tutti si aspettavano la vittoria da me o Tadej ma il terzo, Mattias Skjelmose, ha fatto la sua volata e ha vinto. Potrebbe accadere la stessa cosa domenica (domani ndr)". Ci sperano i vari Skjelmose, Pidcock, Bardet, Buitrago e Madouas, mentre il contingente italiano sarà di 13 corridori sparsi in otto diverse squadre. Tra loro Giulio Ciccone, fresco reduce da un Tour of the Alps positivo, che gli ha regalato buone sensazioni in vista del Giro d'Italia.
Il tracciato
Domani ci sarà da fare i conti con un tracciato più corto rispetto a un anno fa, e che concentra le salite nella seconda parte dei suoi 252 chilometri: nei cento km finali ci sono nove delle undici cotes previste. Punti chiave, dove Pogacar tenterà sicuramente di andarsene, sono la Redoute a 34 km dall'arrivo e la Roche-aux-Faucons a 13. Lì si vedrà come risponderà Evenepoel, o se sarà proprio l'olimpionico a prendere l'iniziativa.Nel frattempo a Remco l'ottimismo non manca: "Mi alleno nelle Ardenne da quando avevo diciassette anni, e potrei affrontare il finale a occhi chiusi. Questo mi dà più sicurezza: conosco le discese, riesco a cronometrare meglio i miei sforzi in salita". "E ci sono così tante persone lungo il percorso che mi incitano - aggiunge -: sento veramente la loro vicinanza, e questo mi aiuta". Ma il problema rimane lo stesso, il dover fare i conti con un Pogacar che assomiglia sempre di più all'alieno Eddy Merckx. Di sicuro anche questa volta ci sarà un duello, con possibili inserimenti di altri, che regalerà di nuovo spettacolo.