Proprio come i ricchi piangono, ai fenomeni capita di arrivare secondi. Perché Tadej Pogacar non è uno come tanti. Eppure è successo anche a lui di andare in fuga, venir ripreso e infine beffato allo sprint. A Valkenburg è andata esattamente così. Ma riavvolgiamo il nastro. A 48 chilometri dal traguardo della 59ª Amstel Gold Race Julian Alaphilippe va all'attacco. Pogacar risponde e lo segue. Gli bastano 6 chilometri per seminare il francese, ma non per staccare la truppa degli altri favoriti. Ne escono Remco Evenepoel e Mattias Skjelmose, 24enne danese della Lidl-Trek. I due collaborano e riprendono il campione del mondo a 8 chilometri dalla fine. Sull'ultimo Cauberg non si va oltre il gioco di sguardi. E allora allo sprint parte Evenepoel, risale Pogacar ma la stoccata decisiva è proprio del terzo incomodo.
Skjelmose, vittoria che nobilita la già promettente carriera
Per Skjelmose la vittoria che nobilita la già promettente carriera. Per Evenepoel un terzo posto incoraggiante, dopo il rientro con il botto al Brabante. Per Pogacar, il famelico campione del mondo che tutto vuole e (quasi) tutto può, un altro secondo posto. Dopo il podio alla Sanremo e dopo la piazza d'onore alle spalle di Mathieu Van der Poel alla Roubaix, il sogno di eguagliare Davide Rebellin e Philippe Gilbert realizzando la tripletta delle Ardenne nella stessa settimana è quantomeno rimandato. Di nuovo, dopo il tris fallito nel 2023 con caduta e frattura alla Liegi. Domani la Freccia Vallone e – soprattutto – domenica la Doyenne gli daranno l'occasione di tramutare in risultati la rabbia agonistica che sprigionava il suo sguardo sul podio dell'Amstel mentre tracannava la (meritata) birra gentilmente offerta dallo sponsor.
Pogacar segnato dalle fatiche
Ma è il modo in cui è arrivato il secondo posto di Valkenburg che fa scalpore: dal Mondiale di Imola 2020 mai Pogacar aveva realizzato un attacco a lungo raggio in una gara in linea senza portare a casa l'intera posta in palio. Al netto del vento contrario nel finale (a cui ha fatto riferimento lo stesso Pogacar nelle interviste post gara) e alla scelta tattica di seguire Alaphilippe («Uno come lui non si può sottovalutare» la risposta dello sloveno) la sensazione è che a incidere sia stato soprattutto il conto salato che Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix presentano ai suoi protagonisti: la notizia è che nemmeno Tadej Pogacar fa eccezione. «Aggressivo come sempre. A volte si vince, a volte no» il commento serafico di Javier Sola, l'allenatore andaluso che segue Pogacar da inizio 2024. Chissà che risultati e sensazioni dello sloveno non possano consigliare una gestione diversa degli sforzi del campione nei prossimi mesi e stagioni. Dall'Amstel una lezione per tutto il gruppo: tra le pieghe di un calendario da supereroe, battere Pogacar si può. «E senza quella caduta nelle prime fasi di gara avrei vinto di io» è il guanto di sfida lanciato da Evenepoel che avrà a disposizione Freccia e Liegi per tenere fede alle sue promesse. Promesse più che mantenute per le atlete di casa nell'Amstel femminile: podio tutto olandese con Bredewold, Van Dijk e Pieterse.