Come lui, nessuno. Il nome di Tadej Pogacar già riecheggia nella storia del ciclismo, il timbro della sua Colnago che bacia le pietre delle Fiandre è l'armonia che ne accompagna gli assalti. Uno, due, tre. Arriva al quinto tentativo la fiammata – violenta, studiata, voluta – che decide l'edizione numero 109 della Ronde van Vlaanderen, il Giro delle Fiandre che per la 2ª volta nella storia parla sloveno. Come nel 2023 – allora in un clima invernale, stavolta deliziosamente primaverile – Pogacar accende la competizione, seleziona i migliori dal gruppo dei favoriti e comanda la gara in maniera autoritaria fino alla 3ª scalata sull'Oude Kwaremont, il muro testato in ricognizione come trampolino decisivo. Su quelle pendenze che tanto bene gli si adattano, il cambio di passo dello sloveno è impareggiabile per chiunque. Il Paterberg poi non fa paura e la crono finale che s'inventa gli permette di rifilare oltre un minuto agli inseguitori. E che inseguitori: Pedersen, Van der Poel, Van Aert e Stuyven in ordine d'arrivo. Nobiltà e aristocrazia del pedale costrette a inchinarsi.
Quella vinta da Tadej Pogacar è l'ottava classica Monumento in carriera, come la leggenda Rik Van Looy: nessuno come lui, tra i ciclisti in attività. E non è una Monumento qualunque. Per storia, fascino, concorrenza e stavolta velocità. Con una media di 44,99 km/h quello di ieri è stato il Fiandre più veloce di sempre. Corre veloce pure il contatore dei successi dello sloveno, arrivato adesso a quota 93 (5 su 10 giorni di gara in questo 2025). Facile da pensare che la tripla cifra possa arrivare già nell'anno solare. I numeri, talvolta, rischiano di inaridire l'analisi: se è naturale e inevitabile parlare di rivincita di Pogacar su Van der Poel dopo la Sanremo, la sensazione è che ci sia molto di più in quello che ci ha detto la corsa. Dopo aver fiaccato e cucinato a puntino il neerlandese dell'Alpecin-Deceuninck – vittima di una caduta a 126 km dalla conclusione -, Pogacar ha reso vane anche tutte le tattiche delle squadre rivali che puntavano anche sul fattore numerico. Due gli Ineos nella 2ª fuga del giorno, Ganna e Swift. Tre addirittura i Visma con Benoot in avanscoperta e Van Aert e Jorgenson a braccare lo sloveno. Due i Lidl-Trek con Pedersen e Stuyven, sempre tra i migliori. Gli è bastato tener fede al piano testato in ricognizione: facilissimo per lui, praticamente impossibile per tutti gli altri.
Adesso arriva la Roubaix, la sua personalissima scommessa. Dietro la sagoma abbacinante dello sloveno, un bel po' d'Italia. In fuga dai primi chilometri di giornata il 21enne lombardo della XDS Astana Alessandro Romele, al debutto in una Monumento. E poi Ganna, Ballerini e Trentin protagonisti nelle fasi più concitate della gara. Il piemontese vince infine lo sprint che vale l'ottavo posto, mostrando ancora una volta una condizione impeccabile e una mentalità tutta nuova. Più di un segnale incoraggiante per l'uomo della Ineos Grenadiers – non il capitano di giornata, quello era Magnus Sheffield poi caduto sul pavè - verso la Parigi-Roubaix di domenica prossima, suo vero obiettivo di questa Settimana Santa. Decima piazza per Davide Ballerini, alla prima top10 in una Monumento in carriera. Risplende l'iride anche nella prova femminile. A trionfare è la campionessa del mondo in carica, la belga Lotte Kopecky, al terzo Fiandre in carriera. E' la prima a riuscirci. Poteva sognare il tris anche Elisa Longo Borghini, vittima di una brutta caduta a circa 100 km dalla conclusione e ritirata poco dopo. Sesta Letizia Borghesi, miglior azzurra al traguardo.