La storia si costruisce pietra dopo pietra. E mai nella saga dei muri del Giro delle Fiandre, la corsa che ha fatto riversare sulle strade del Belgio settentrionale milioni di persone dal 1913 in poi, un atleta è riuscito ad imporsi in quattro edizioni. Si è fermato a quota tre Fiorenzo Magni, il Leone delle Fiandre: l'unico a conquistare la corsa in tre anni consecutivi. Tre pure per l'altro Leone, Johan Museeuw. Tre per il talento poderoso di Tom Boonen, tre per la Locomotiva di Berna Fabian Cancellara. Tre per Achiel Buysse e Eric Leman, storia e orgoglio nazionale belga. In mezzo a questi nomi Mathieu Van der Poel può essere il primo a calare il poker nella Ronde, la Monumento che fa fermare tutto un Paese e aumentare il battito del cuore di tutti gli appassionati. Basterebbe questo semplice dato a far comprendere lo spessore della carriera del nipote (di nonno Raymond Poulidor) e figlio (di papà Adrie) d'arte, arrivato con la Sanremo a quota 7 Monumento conquistate: a quota 8 c'è un certo Rik Van Looy.
Van der Poel vs Pogacar
Basta pure per capire e soppesare correttamente la posta in palio domani sulla strada per Oundenaarde, quando Van der Poel dovrà vedersela – su tutti – con Tadej Pogacar, l'unico atleta capace nelle ultime tre edizioni di far accomodare il neerlandese sul secondo gradino del podio. Dall'edizione 2020 Van der Poel non scende oltre il secondo posto alla Ronde: solo Kasper Asgreen nel 2021 e l'attuale campione del mondo in carica due stagioni fa sono riusciti ad anticiparlo sul traguardo. «Se guardiamo i risultati delle ultime gare è corretto dire che io e Tadej partiamo in leggero vantaggio – ha ammesso Van der Poel all'antivigilia della corsa -, ma sottovalutare gli altri rivali non è mai un'opzione». I numeri, appunto, ribadiscono solo ciò che madre Natura ha confezionato: Van der Poel è l'uomo tagliato su misura per le classiche di primavera. «Centrare il record di vittorie sarebbe incredibile, speciale. Non avrei mai pensato di avere questa occasione. Certo, non è un'ossessione. Prima di tutto voglio vincere, il record sarà solo una conseguenza naturale».
Le strategie
L’olandese ha deciso di preparare la Ronde in Belgio, complice il meteo clemente di questi giorni. Un anno fa, prima della sua seconda Roubaix consecutiva, volò alla volta della Costa Blanca, in Spagna, dove ha comprato una seconda casa come base d’appoggio per le sue sessioni d’allenamento al sole iberico. Dopo una stagione invernale di ciclocross da imbattuto – otto affermazioni su otto uscite, Mondiale compreso – e una Tirreno-Adriatico usata soprattutto per mettere benzina nel motore, su strada sono arrivati solo successi nelle tre corse in linea disputate. Fisicamente e – come ha dimostrato la Sanremo – tatticamente non ha lasciato scampo agli avversari. Al Fiandre, però, le parti salienti del percorso sembrano adattarsi meglio a Pogacar: nel 2023 lo sloveno staccò Van der Poel attaccando sull’ultima ascesa all’Oude Kwaremont sfruttando lunghezza e durezza della salita, a differenza di Cipressa e Poggio dove Vdp è riuscito a tenere la ruota del campione del mondo. La sensazione è che Pogacar voglia replicare quello scenario spremendo la squadra nella prima parte di giornata, ma il Van der Poel visto quest’anno sembra avere addirittura qualcosa in più rispetto a quello di due stagioni fa, avendo raggiunto la piena maturità agonistica anche nell’interpretazione della gara. «Se è la sua miglior versione di sempre? Forse sì. Finora è andato tutto secondo i piani, siamo sulla strada giusta» ha detto il ds dell’Alpecin Deceuninck Christoph Roodhooft.