Ora che un tratto di sterrato porterà il suo nome - con tanto di cippo celebrativo a rimarcarne la paternità -, neppure lo scorrere del tempo potrà scalfire il legame di Tadej Pogacar con la Strade Bianche. Come Fabian Cancellara lo sloveno centra il tris sulle crete senesi, inaugurando nel modo migliore - e nell'unico immaginabile visti i precedenti - la sua campagna 2025 verso le classiche di primavera. È dovuto scendere tra i comuni mortali lo sloveno, complice una dolorosa quanto sorprendente (per lui) caduta che ne ha ammaccato la più che solida scocca, aggiungendo il rosso sangue alla tavolozza di colori che si allargano sul torace avvolto nella maglia iridata.
La ferita scoperta sulla spalla, il gomito sinistro dolorante, il bianco candido del kit da campione del mondo sporcato dagli sforzi di una corsa condotta come sempre davanti a tutti: una vittoria eroica con sfumature umane che amplia ancora di più lo spessore del palmarés di un atleta che di umano ha sempre meno. «Non è stato il modo migliore per vincere, ma una vittoria è pur sempre una vittoria – sottolinea lo sloveno, che ammette la propria imprudenza nella caduta che avrebbe potuto toglierlo dai giochi -. Stavo andando troppo veloce, conosco benissimo quella strada. Penso di averla fatta almeno venti volte tra gare e allenamenti, ma a volte capita di fare errori di valutazione. Mi sono spaventato, fortunatamente sono riuscito a completare la mia missione».
La più veloce di sempre
Ammaccato e ferito, Pogacar ha comunque (stra)vinto l'edizione più veloce di sempre della Strade Bianche: 40,705 chilometri orari. Chi può fermarlo, se neppure i suoi stessi errori riescono a rallentarlo? Vero che i rivali più pericolosi si sono dileguati dalla startlist di una corsa che sembra fatta su misura per lui, ma da un po' di tempo la domanda se sia Pogacar il più grande di sempre inizia a trovare il giusto contesto nell'epoca che stiamo vivendo. Il migliore tra i mortali è stato Tom Pidcock, vincitore della Strade Bianche 2023 e due volte oro olimpico nel cross country a Tokyo e Parigi: e dire che è stato lui a piazzare l'attacco che ha dato il via ai giochi a 79 km dal traguardo. Ai -52, su una curva in discesa sulla sinistra, la caduta di Pogacar che rimbalza sull'asfalto per poi rotolare pericolosamente sull'erba. Il mix che ne nasce è letale: rabbia, adrenalina e la solita infinita dose di talento gli permettono di riprendere Pidcock che, al 2º e ultimo passaggio sullo sterrato di Colle Pinzuto, alza bandiera bianca dopo l'accelerazione decisiva (da seduto!) dell'iridato. «Sono giunto al traguardo con sensazioni contrastanti – la confessione di Pidcock -. Volevo vincere e ci sono andato vicino. La caduta di Pogacar poteva aumentare le mie chance ma lui era ancora troppo forte. Sono felice e deluso allo stesso tempo: nessuno avrebbe potuto seguirlo».
Gli azzurri
Certamente nessuno tra gli azzurri in gara. Il più atteso, Christian Scaroni, è caduto e si è ritirato come i compagni di squadra Bettiol e Ulissi. Il migliore (ancora una volta) è stato Davide Formolo, 14º. Restano italianissime – e altissime – le ambizioni di Pogacar. Se la corsa nel cuore della Toscana è ormai di casa per il campione del mondo, la Milano-Sanremo del prossimo 22 marzo gli imporrà un recupero ottimale dalla caduta patita e la sua miglior versione considerata la platea - non ce ne vorrà Pidcock - ben più agguerrita di pretendenti, a partire da Van der Poel. E chissà che la sua voglia di Roubaix non si concretizzi con il debutto sulle pietre dell'Inferno del Nord il prossimo 13 aprile: gli spifferi in questa direzione non mancano. A proposito di rivali: con il Tour in testa, Jonas Vingegaard è al via quest'oggi della Parigi-Nizza.
ORDINE D’ARRIVO Strade Bianche (Siena-Siena, 213 km): 1. Pogacar (Slo) in 5h13’58” (media di 40,705 km/h); 2. Pidcock (Gbr) a 1’24”; 3. Wellens (Bel) a 2’12; 4. Healy (Irl) a 3’23”; 5. Bilbao (Esp) a 4’20”; 6. Cort (Den) a 4’26”; 7. Vermeersch (Bel) a 4’29”; 8. Valgren (Den) a 4’37”; 9. Van Eetvelt (Bel) a 4’47”; 10. Adrià (Esp) a 5’06”; 14. Formolo a 5’33”; 16. Vendrame a 5’34”; 29. Cattaneo a 8’59