Sarà la stella del futuro dell'atletica e lo è anche nel presente. Mattia Furlani nato a Marino (Roma) 20 anni, compiuti il 7 febbraio è campione del mondo indoor di salto in lungo. Primo italiano a conquistare l’oro iridato, dopo i tre di Fiona May in campo femminile. Nessun italiano era giunto a questi livelli così giovane. Un successo maturato sin da bambino, terzogenito in una famiglia dove si è sempre respirato atletica. Il babbo ex altista (2,27), la mamma di origini senegalesi ex sprinter, la sorella Erika, bronzo europeo nell’alto u.23. Argento due settimane fa agli Europei, per un maledetto centimetro battuto dal bulgaro Bozhidar Saraboyokov con 8,13, Mattia non nascose la sua delusione. Si è rifatto ieri con gli interessi dopo una gara di alti contenuti agonistici. Una delle prove più belle di un Mondiale avaro di grandi imprese.
Battuti Pinnock e Adcoc
Furlani l’impresa, ad ogni buon conto l’ha fatta. Ha vinto con 8,30, secondo il giamaicano Wayne Pinnock con 8,29. Anche in questo caso un centimetro ha fatto la differenza! Bronzo per Liam Adcoc (Australia) 8,28. Il primo salto dell’azzurro, che ha già nel suo palmares un bronzo olimpico, e due argenti europei, era molto lungo ma nullo. L'azzurro ha sistemato le cose e al secondo balzo con una velocità rilevata in 38,30 km/h con i tre passi e mezzo in volo atterrava a 8,30; alla pedana regalava, si fa per dire, solo 2,5 centimetri. Un gesto tecnico che rasentava la perfezione. La sfida tra Mattia e gli avversari si è fatta incandescente, specie quando il giamaicano veniva misurato 8,29. Dopo un altro salto non valido, il ragazzo con tanti riccetti in testa saltava di specialità sino a 8,28 con 16 cm lasciati alla pedana a dimostrazione delle sue qualità. La vittoria era certa solo quando il giamaicano non riusciva a fare meglio all’ultima prova. Mattia però diceva: «Salto» e chiudeva con 8,21. Immensa la sua gioia: «Incredibile, esordisce, quest’oro l’ho sognato, sono rimasto concentrato dopo la parziale delusione di Apeldoorn. Ci sono riuscito. Il centimetro di differenza? È lo sport. E pensare che volevo fare solo un salto per qualificarmi, poi mi sono accorto che era 8,30. Devo ancora lavorare sulla rincorsa, interpretarla meglio. L’abbraccio con mamma? Bellissimo, specie dopo le lacrime che ho versato dopo l’argento in Olanda. Ora il Mondiale a Tokyo».
Così Evangelisti su Furlani
Nei mondiali indoor l’Italia in campo maschile coglie la sesta medaglia di specialità, dopo l’argento dello stesso ragazzo un anno fa a Glasgow, il bronzo di Andrew Howe (2006) e i tre terzi posti di Giovanni Evangelisti (‘85/’87/’91). Lo stesso ex atleta azzurro (8,43 per 20 anni primatista italiano dal1987 al 2007) contattato telefonicamente ha affermato: «Furlani ha qualità elastiche eccezionali, se prosegue di questo passo la misura di 8,60 è alla sua portata». Nella giornata conclusiva dei Mondiali di Nanchino una parziale delusione arriva dal peso. I nostri due “bomber” Leo Fabbri e Zane Weir non confermano quanto espresso nella prima parte di stagione con le due migliori misure nel mondo. Meglio il toscano che deve certamente riprendersi dopo la serie di “nulli” nella terra dei tulipani. Fabbri alla fine è quarto con 21,36, Weir ottavo 20,63. Vince il “kiwi” Tom Walsh 21,65, 3cm meglio dello statunitense Roger Steen, terzo il connazionale Adrian Piperi 21,48.
Un risultato soddisfacente
Il risultato della spedizione azzurra è più che soddisfacente: due ori (Furlani e Diaz) e un argento che con un briciolo di fortuna in più avrebbe potuto tramutarsi in oro (Zaynab Dosso nei 60). Due quarti posti: Leo Fabbri (peso) e Lollo Simonelli (60hs), un sesto Manuela Lando (alto), due settimi: Roberta Bruni ed Elisa Molinarolo (asta), due ottavi: Zane Weir (peso), Idea Pieroni (alto), oltre a un quinto posto nel medagliere che vede al comando gli Usa, migliora il sesto, posto di Barcellona nel 1995. Nell’ultima giornata si segnala la vittoria di Jacob Ingebrigtsen nei 1500, dopo quella nei 3000 in 3’38”79, di Joshua Hoey (Usa) 800 in 1’44”77 e solo il terzo posto dell’ucraina Yaroslava Mahuchikh nell’alto (1,95) vinto dall’australiana Nicola Olyslagers (1,97).