“Quando qualificazioni e finale sono nella stessa giornata, bisogna cercare di spendere il minimo nei lanci del mattino” spiega il 27enne.
Da capolista europeo stagionale con 21,95, la qualificazione non è una formalità?
“Sì e no. Con gli Euroindoor ho un conto in sospeso: i sei nulli nella finale di Istanbul di due anni fa”.
Sei croci a referto: un incubo?
“Una svolta. Quella gara ha segnato uno spartiacque nella mia carriera: è lì che ho gettato le basi per la medaglia d’argento ai Mondiali di Budapest, qualche mese dopo”.
Poi nel 2024 ci sono stati il bronzo mondiale indoor, il trionfale titolo europeo a Roma e l’amaro quinto posto ai Giochi di Parigi. Quanto tempo ha impiegato per metabolizzare l’Olimpiade?
“Le prime settimane sono state molto dure. Ero partito per Parigi pronto a lottare per l’oro e mi sono ritrovato a mani vuote. Poi però ho chiuso la stagione vincendo la finale di Diamond League e quel successo è servito per ridarmi slancio e preparare al meglio questa stagione”.
Per i Giochi era arrivato a perdere 24 chili, scendendo da 149 a 125 chilogrammi. La dieta continua?
“D’inverno prendo sempre qualche chilo, ma il percorso fatto per arrivare a Parigi resta valido: ho trovato un ottimo equilibrio con il mio corpo e non solo”.
Il nutrizionista le concede qualche sgarro nella dieta?
“Sì. Il mio nutrizionista è Diego Fortuna e la sua esperienza di ex azzurro di lancio del disco è fondamentale perché sa di cosa abbiamo bisogno noi lanciatori”.
Come sono cambiati i suoi pasti?
“Sono più frequenti: mangio sei volte al giorno. Rispetto a un tempo ci sono più frutta e verdura. E bevo molta acqua: ho sempre una borraccia con me”.
È rimasta qualche bistecca fiorentina?
“Sì, non potrei rinunciarci. E quando me la concedo, non pesa mai meno di un chilo”.
Dal corpo alla mente, lavora ancora con un mental coach?
“Sì, la mia collaborazione con Stefano Tavoletti prosegue”.
È vero che la meditazione è entrata a fare parte della sua quotidianità?
“Sì. Medito e lavoro sulla mia capacità di concentrazione”.
Questo ha cambiato anche il suo approccio alle gare?
“Sì, ho imparato a non sprecare energie distraendomi per seguire quello che fanno i miei avversari. Resto ancorato alla mia gara e ai miei lanci”.
Il suo avversario più qualificato ad Apeldoorn è il suo compagno di allenamento, Zane Weir. È più difficile giocarsi la vittoria con un amico?
“No, anche perché ormai ci siamo abituati. Ci alleniamo insieme da cinque anni, guidati da Paolo dal Soglio, e abbiamo imparato a essere uno stimolo l’uno per l’altro”.
Guardando al di fuori dell’Europa, dopo Apeldoorn gareggerete anche ai Mondiali indoor di Nanchino (dal 21 al 23 marzo ndr)?
“Sì. E poi andremo in Sud Africa ad allenarci per preparare la stagione estiva”.
Olanda, Cina, Sud Africa… settimane da giramondo. Dove si sente a casa?
“A Bagno a Ripoli e a Schio, tra Firenze e Vicenza: da una parte c’è la mia famiglia, dall’altra il luogo dove sono cresciuto come lanciatore, lavorando con Paolo (Dal Soglio ndr)”.
Prima di volare in Cina, cosa chiede a questi campionati Europei?
“Di cancellare il ricordo di quei sei nulli a Istanbul. Voglio che questi Euroindoor aprano una nuova fase della mia carriera”.