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Cassazione: insulti su Facebook equiparabili a quelli a mezzo stampa

ANSA

Postare un commento costituisce pubblicazione e diffusione. Linea dura nei casi di offesa sui social network

ROMA - Non basta contare fino a dieci prima di parlare, adesso dovremo farlo anche prima di scrivere. E' un suggerimento valido per qualunque situazione, ma da oggi è anche un obbligo. La corte di Cassazione ha deciso che gli insulti via Facebook, o comunque via social network, sono equiparabili a quelli a mezzo stampa e quindi perseguibili per la legge. Postare un commento equivale alla pubblicazione e alla diffusione di esso, data l'idoneità del mezzo utilizzato a determinarne la circolazione del commento tra un gruppo di persone. La suprema corte ha per questo confermato la condanna al pagamento di una multa da 1.500 euro, emessa con rito abbreviato, di un componente in congedo del corpo militare della Croce Rossa Italiana. La persona diffamata e apostrofata tra l'altro come "verme" e "parassita" è Francesco Rocca, all'epoca commissario straordinario della Cri, oggetto delle offese in uno scambio avviato su Facebook nel dicembre 2010. Un avviso prezioso a tutte quelle persone che si divertono a entrare nelle pagine pubbliche dei personaggi famosi o degli sportivi e sparare insulti a man bassa. D'ora in poi questo gesto avrà delle conseguenze, anche serie, se pensate che il precedente giuridico si riferisce a degli insulti che potremmo definire "leggeri": "verme" o "parassita" sono parole quasi d'affetto rispetto a quelle che si possono leggere tutti i giorni sui social network.

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