Non si ambienterà nel campionato italiano, segnerà poco, non inciderà come in Spagna: tutte balle che Cristiano ha smentito partita per partita, gol dopo gol, prestazione dopo prestazione, dimostrando una straordinaria capacità di adattarsi a nuove abitudini, nuove marcature e nuovi, ostici, atteggiamenti tattici. E’ il migliore e lo ha dimostrato anche in Serie A con una serietà e una continuità di rendimento senza eguali. Che si giochi al Bernabeu o allo Stirpe, CR7 non fa distinzione: vuole vincere e segnare. E di solito fa entrambi.
Quando ha giocato non ha mai mancato di dare il suo apporto di intelligenza calcistica fatta di inserimenti al momento giusto e di gestione della palla sempre a uno o due tocchi. Non è un beniamino del pubblico che gli imputano poca intensità, d’altra parte il suo non è un gioco che riempie gli occhi. Infortuni e problema cardiaco hanno ridotto le presenze al minimo, ma quando ha potuto ha sempre dispensato la sua intelligenza.
Se gioca bene Pjanic, gioca bene la Juventus: l’equazione è pura matematica calcistica e con questa si misura il peso del regista. Nel corso della stagione ha evoluto il suo ruolo, diventando baluardo per la difesa oltre che architetto della manovra, facendo di questa universalità il suo pregio maggiore. Qualche passaggio a vuoto tra gennaio e febbraio per la stanchezza, ma una primavera sontuosa da trascinatore determinante.