Il Toro non si vede quasi mai dalle sue parti e quando lo fa non lo impegna. Lui si rende utile come appoggio sicuro del giro palla difensivo.
Altra prova di spessore: stoppa Ansaldi e poi un intraprendente Niang nella ripresa. Magari nel primo tempo avrebbe potuto spingere un po’ di più.
Senso della posizione eccellente, taglia i rifornimenti a Belotti facendosi trovare sempre sulla traiettoria dei passaggi diretti al Gallo.
Il clima da derby lo esalta, la forma è ottima: non solo domina i duelli con un Belotti lontano dal top, ma esce palla al piede dall’area di prepotenza.
Suo il primo tiro bianconero, deviato in angolo da un difensore. Contiene bene Iago, tra i granata più pericolosi, e si propone con continuità in avanti.
Tiene alta la tensione agonistica bianconera, pressando, inseguendo e contrastando. Esaltato dalla lotta, è anche preciso nel fraseggio.
Marcato a uomo da Baselli, poi pressato da Rincon, nessuno gli strappa la bacchetta da direttore d’orchestra. E recupera più palloni di tutti: sette.
Non è al top della forma, tanto che era in dubbio fino alla vigilia. Lo sa e si regola con intelligenza, giocando di posizione e con semplicità: 96,7% di passaggi riusciti.
A parte il gol, pesante quanto facile (ma bisogna essere lì...), rispolvera il mix di tecnica e dinamismo dei tempi migliori. Tempi bui, invece, per chi lo incrocia.
Peggiore si fa per dire, visto che nessuno dei bianconeri merita aggettivi negativi per la partita di ieri. Partita che però il brasiliano rischia di compromettere con il retropassaggio un po’ molle a metà campo da cui all’8’ nasce l’azione più pericolosa del Torino, sprecata da Belotti. Costretto ad adattarsi da falso “9” dopo l’uscita di Higuain, cerca di muoversi incontro ai centrocampisti per non dare riferimenti ai difensori granata: che mette in crisi quando trova spazio per partire in velocità.
Entra al 15’ pt al posto di Higuain (ng) quando il Torino sembra ancora in grado di giocarsi la partita e in una situazione tattica non semplice, con la Juventus senza attaccanti veri in campo. Si cala subito nel match e dà un contributo decisivo per quantità e qualità. Rincula recuperando palloni con grinta da difensore, poi riparte con progressioni che mettono in crisi il Torino. Il gol della vittoria nasce così: riconquista palla su Ansaldi sulla trequarti difensiva, poi scatta fino a ricevere il passaggio di Khedira dalla parte opposta, dove salta Molinaro in area e mette in mezzo un pallone teso che Alex Sandro deve solo appoggiare in porta. Ennesima giocata decisiva di un periodo d’oro, interrotto però dalla botta al ginocchio sinistro nel finale, che fa temere uno stop di qualche settimana. Delle condizioni sue e del Pipita parliamo alle pagine 15 e 16. Lichtsteiner (47’ st) ng.
Al rientro dopo un mese e mezzo, è accolto dal boato di speranza (con vista su Londra) dello spicchio bianconero e dai fischi di paura del resto dello stadio. Dopo un minuto va vicino a giustificarli entrambi, scattando su un gran filtrante di Bernardeschi e concludendo fuori di poco col destro. Poi mostra la ruggine con un sinistro alto da ottima posizione e un altro molle, ma è prezioso nel gestire il pallone.
Schiera una Juve libera da scorie fisiche e mentali del 2-2 con il Tottenham. E la modella bene nonostante i guai che capitano prima e durante la partita.