Gagliardini e Joao Mario gli fanno venire i brividi, lui può solo osservare e ringraziare il fato favorevole. Poi è attento sui colpi di testa di Gagliardini e Perisic. Nonché puntuale nelle uscite.
Non si risparmia tra chilometri, raddoppi, contrasti. Non sempre la spunta, lì a destra, ma la sua parte comunque la fa eccome. L'Inter impreca contro l'ostinazione estiva della Juve, che trattenne lo svizzero a forza.
La chicca: al 10' s'invola per 40 metri e serve Mandzukic. La prassi: lotta con muscoli e con grinta, limitando bene Icardi (anche prendendolo in cura
nelle mischie in area). Soffrendo, al limite, Joao Mario. Da standing ovation nel finale su Perisic.
Con il nuovo modulo deve costringersi a limitare un po' l'estro e la voglia di conquistare nuove terre (in avanti), concentrandosi invece sulla fase di copertura. Si sta gradualmente calando nella parte, bene così.
Avvio in penobra: fuori dal contesto e nervoso (subito un giallo), sbaglia controlli e passaggi. Dalla mezz'ora in poi, però, si desta e comincia a snocciolare qualche buona verticalizzazione (36') e a impensierire Handanovic (costretto al miracolo su punizione al 45'). Pesa l'occasione sprecata al 10' della ripresa a tu per tu con Handanovic.
Quantità e qualità, buoni inserimenti e iniziative. Il tedesco garantisce personalità e intelligenza a sufficienza. Provvidenziale al 20' st: un salvataggio in area che vale quanto un gol. Si ripete nel finale. Imprescindibile.
Guizzi, cross tesi (come al 39' per Mandzukic) e la bordata impressionante che fa svoltare il match. Uno dei suoi diamanti: rari ma di inestimabile
valore.
Partenza da Pallone d'oro, come profetizza Allegri. Girata pericolosa e spettacolare in area, poi (12') una magia di sinistro, con tiro a giro che si stampa sulla traversa. Catalizza falli e provoca ammonizioni. Col passare del tempo la controparte gli prende meglio le misure: lui cala leggermente, pur restando preziosissimo.
Al solito: più generoso d'una onlus. Perfetto mix tra terzino arcigno e attaccante pericolosissimo. Quasi gol al 39', in tuffo di testa.
Anche i ricchi piangono, anche Higuain non segna. Capita, una tantum. Ieri è andata così (dopo 6 match) ma il Pipita resta fondamentale là davanti.
Il suo 4-2-3-1 mette sotto pure l'Inter, che dire di più? E intelligentemente il tecnico lo smorza leggermente nel finale.