Voto molto alto al calcio africano, alla faccia dei soloni che non ci credevano, indipendentemente da come finirà Francia-Marocco (di Raffaele R. Riverso)
Il ventiseienne calciatore iraniano è stato condannato a morte per aver sostenuto pubblicamente le proteste a favore dei diritti delle donne nel proprio Paese. L'accusa è quella di «essere nemico di dio» ed è la stessa che ha portato alle impiccagioni in piazza del giovane attivista Mohsen Shekari e del lottatore Majid Reza Rahnavard. Fermiamoli, fermatevi
A prescindere da come andrà a finire stasera contro la Francia, il Marocco è già entrato nella storia del calcio. Alla faccia di chi non credeva che le africane potessero dire la loro. Soprattutto ai nostri soloni locali, ciecamente tifosi di una Nazionale che non si è nemmeno qualificata al Mondiale. Per la seconda volta consecutiva
Il "vecchio" che avanza. Portogallo e Brasile sono pronti a consegnargli le loro panchine. E sono talmente bravi che si permettono pure di dare le proprie condizioni
In occasione della rete grazie alla quale ha eliminato il Portogallo, il centravanti marocchino (2,78) ha superato di ben quindici centimetri il record di "salto più alto della storia del pallone" stabilito da Cristiano Ronaldo (2,63) quando segnò, con la maglia della Juventus, uno strepitoso gol di testa alla Sampdoria
Un voto in più perché resta il piccolissimo (quasi inesistente) dubbio che possa non aver visto Kylian Mbappé che, prima dell'inizio della gara tra la Francia e l'Inghilterra, gli aveva teso la mano per salutarlo. Inutilmente
Durante la gara tra la Spagna e il Marocco, il telecronista di Tve è stato protagonista di un infortunio linguistico. E non tanto per quello che ha detto («i marocchini rubano e vanno via correndo») quanto per come si è giustificato subito dopo: «Lo dico in senso strettamente sportivo e chi vuole interpretarlo in un altro modo è perché non ha cervello». È lui il campione del mondo del concorso "Code di paglia 2022"
La partita di sportwashing tra le leggende Fifa e alcuni degli operai che hanno lavorato alla costruzione degli stadi è solo l’ultimo affronto ai morti sui cantieri che The Guardian ha stimato in 6.500. Per ulteriori informazioni chiedere ad Amnesty International.