Inoperoso per tutto il primo tempo, osserva il gol di Bacca e si scalda su Kucka.
Fa capire a Bonaventura che dalle sue parti si può andar via solo in velocità. Nel dribbling stretto, no way.
Comanda la difesa con la solita tranquillità, senza troppi affanni vista la pochezza del Milan in attacco.
Non c'è molto lavoro, anche dalle sue parti il Milan sta alla larga.
Macina cross su cross, non solo quello da cui nasce il gol di Dybala. E il gol di Pjanic arriva su una punizione nata per fermare una sua progressione.
Gol pennellato alla sua maniera. Su punizione. Che sia la barriera a non opporsi o Donnarumma in leggero ritardo, poca conta: lui all'angolino la mette. E andate a prenderla, se ci riuscite.
L'arbitro gli annulla giustamente il gol del 3-0 per fuorigioco. Cala nella ripresa.
Anche solo l'idea di poterci andare col tacco, sul cross di Asamoah, è notevole. Se poi da quel tacco esce un assist alla perfezione per Dybala, diventa un colpo di genio.
Segna di destro, ma quando ti servono un pallone così perfetto, non stai certo a pensare se sia il tuo piede oppure no. Alex Sandro (22' st) 6: un'ammonizione e una “parata” su tiro di Khedira. Non proprio un ingresso travolgente.
Partita di grande generosità, e non solo per il ruolo che gli assegna Allegri. Lui stesso lo interpreta con grande dedizione alla squadra. Peccato per quella battaglia personale, tutta di nervi, ingaggiata con Kucka che gli costa un giallo.
Pochi palloni e comunque un modulo di gioco che predilige le incursioni dei centrocampisti, piuttosto che l'appoggio sulla prima punta. Però trova lo stesso il modo per impegnare Donnarumma in tuffo.
Sono queste le partite che la Juventus non sbaglia mai. Con una formazione iperoffensiva, fa capire subito a tutti quale sia l'obiettivo bianconero: asfaltare il Milan anche per vendicare Doha e il ko in campionato. Missione compiuta, ma con qualche punto di domanda sul calo (di tensione) quando la squadra si è trovata in vantaggio e in undici contro dieci.