Onora le 150 presenze nelle Coppe europee con una paratona su Falcao a gioco fermo. Poi mura Mbappé da terra prima dell'inutile gol della bandiera firmato dal ragazzino.
Quando Mbappé si allarga, anche lui soffre. Ma nei tu per tu con la punta del Monaco non sfigura.
Il flessore della coscia sinistra lo tradisce e per il finale di stagione si spera nella buona sorte. Tra andata (era squalificato) e ritorno, lui sì, il Monaco, l'ha visto davvero poco.
Entra a freddo, ma è comprensibile la sua voglia di tornare al centro della Juve. Pochi errori, tanta sostanza.
E' lui a calpestare le zolle di Bernardo Silva. Nella ripresa, però, si becca le urla di Allegri: poco paziente, il bosniaco, troppo precipitoso.
E' lui ad avviare l'azione dell'1-0 sciroppandosi la fascia. Per il resto fa tantissima legna e nell'offendere si scalda per Cardiff.
Giochi di prestigio fra trequarti e metà campo, più un erroraccio di fronte al corpaccione di Subasic. Ma quel mancino illuminato dai calzini abbassati è roba da museo. Prego inchinarsi, s'il vous plaît.
Con la finale già in saccoccia, può permettersi una serata al piccolo trotto.
Solite sponde e una chance, mal sfruttata per merito di Subasic. Si rifà gelando il portiere del Monaco con un doppio tiro al bersaglio e poi confezionando un lancio "coast to coast" per il Pipita.
Il tocco di fino davanti alla porta non è la specialità della casa. Ma è solo l'antipasto di una prova a tutto sacrificio: assist superbi (a Mandzukic), rincorse nel pressing e incroci pericolosi con Glik.
La seconda finale di Champions in tre anni è nota di merito che non ha paragoni. Ed ora, che sia Atletico o Real, questa Juve non trema.