MADRID (Spagna) - Con l'uscita di scena di Giulio Zeppieri, sconfitto con un doppio 6-4 dall'argentino Facundo Bagnis, al netto delle precedenti eliminazioni di Stefano Napolitano, Matteo Gigante e Andrea Vavassori, nessun italiano proveniente dalle qualificazioni si aggiungerà ai cinque connazionali - Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Luciano Darderi - ammessi direttamente al tabellone principale del Masters 1000 di Madrid. Proprio il talento altoatesino, numero uno azzurro e seconda forza del ranking mondiale, ha parlato ai cronisti presenti durante il Media Day organizzato per presentare il rinomato torneo in programma sulla terra rossa della capitale spagnola.
Le parole di Sinner
"Sicuramente è un torneo dove cercheremo di fare un ottimo lavoro fisico, soprattutto in palestra, poi vediamo come andrà. Nella mia testa so che forse avrò qualche difficoltà in più però sono felice di essere tornato qui a Madrid dopo aver saltato la scorsa edizione, è un torneo speciale con condizioni particolari dovute all'altitudine. Speriamo di far bene quest'anno. L'obiettivo primario della stagione sono le Olimpiadi. Poi ci sono Roma e gli Slam, ma i Giochi sono un'altra cosa. Essere la testa di serie numero uno è un onore per me, ma non cambia nulla perché sono qui semplicemente per provare a giocare un buon tennis. Se sono il tennista più in forma del circuito attualmente? Non posso paragonarmi a Djokovic, ogni momento della stagione è diverso. Ho molto rispetto per lui, così come per Alcaraz. Se riuscirò a diventare numero uno? So chi ha i punti da difendere e chi no, l'anno scorso non ho giocato benissimo sulla terra battuta ma sono contento di essere nella posizione in cui sono, cercheremo di fare meglio dell'anno scorso, se non ce la faccio ci saranno altri anni in cui potrò far meglio. So i punteggi ma per il momento non mi interessano tanto. Muguruza? È stata una delle migliori giocatrici del circuito femminile, l'ho vista quando ha vinto Wimbledon e ora sapevamo tutti che era infortunata", le parole di Jannik Sinner.