Marquez si sente come Valentino Rossi: “È un processo naturale dello sport”

Lo spagnolo 8 volte campione del mondo è il veterano del Mondiale e non è ancora pronto ad appendere il casco al chiodo

La nemesi. In fondo naturale, fisiologica finanche. Ma ogni giorno che passa Marc Marquez si sente sempre più come Valentino Rossi, il suo nemico, il totem che in tutti i modi ha cercato di abbattere. In campo e fuori. Il Dottore (e i suoi tifosi, ma più di un dubbio è nella testa di tutti) sostiene che lo spagnolo abbia fatto di tutto per impedirgli di conquistare il decimo titolo nel 2015, con l’ossessione di vincere più di lui. Percorso che sembrava decisamente ben avviato con l’ottavo Mondiale incamerato nel 2019, la sua annata probabilmente migliore, ma che s’è bruscamente interrotto pochi mesi dopo con il Covid e il terribile incidente di Jerez alla ripresa, nel luglio 2020, che l’ha costretto a quattro operazioni per avere un braccio (quello destro) che non sarà più come prima. E nel frattempo vedere una moto (la Honda) che sembrava perfetta con lui, diventare l’ultima della griglia mentre la Ducati iniziava a dominare con i pupilli cresciuti al Ranch da Valentino, nel frattempo emigrato sulle quattro ruote. Ducati da Marc scelta lo scorso autunno rompendo in anticipo un mega contratto con Hrc, a costo di andare nel team Gresini con la Desmo vecchia di un anno. E quella che a Pecco Bagnaia nel 2023 ha creato più di un grattacapo. Non certo una passeggiata.

Buon esordio con la Ducati 23

Certo, Marc all’esordio di Losail, due settimana fa, ha impressionato con un quarto posto di grande intelligenza e gestione, ma ha anche incassato un sorpassone dal nuovo che avanza Pedro Acosta, al debutto in top class come lui nel 2013. E domenica, quando a Portimao (su una pista nella quale non ha testato la Ducati) si correrà la seconda gara della stagione il conto dell’astinenza dalla vittoria arriverà a quota 882 giorni, quelli passati dal GP dell’Emilia Romagna, il secondo disputato a Misano nel 2021.
«Vediamo se potrò partire dalla top 10 e passare direttamente alla Q2: questo è l’obiettivo principale» sceglie il basso profilo Marquez, che apparentemente si tira fuori dalla sfida durissima per il secondo posto sulla Ducati ufficiale 2025, al fianco di Pecco Bagnaia. «La mia situazione è diversa rispetto al passato - ammette lo spagnolo -. Non ho fretta, voglio concentrarmi su me stesso. Se mi diverto e sarò veloce, avrò più possibilità di scelta per il 2024. Voglio concentrarmi sul presente e dare il 100%, perché conta solo quello, non il passato. E in Ducati ci sono due, tre o quattro piloti che sono più veloci di me. Devo lavorare». Modificando approccio. «Non sarò mai veloce come dieci anni fa. Ora sono più conservativo e compenso con l’esperienza». Sapendo che si trova in una fossa di leoni. «Quando sono arrivato ho imparato da Valentino, Lorenzo e Pedrosa. Ora devo imparare da questi ragazzi che guidano in modo diverso. Io usano il gomito, loro la spalla. Giocano molto con il corpo. La battaglia di Losail contro Acosta io l’ho fatta con Valentino proprio in Qatar nel 2013. È un processo naturale nello sport, arrivano altri piloti che ti faranno fuori».

Ancora competitivo

Con questo Marquez non parte battuto, anzi. Tanto meno se sente in prepensionamento e parcheggiato in un team minore. «In Gresini ci sono meno persone e un ambiente più familiare, ma avere un buon clima non significa non avere le stesse pressioni e ambizioni di una squadra ufficiale. Il nostro obiettivo è fare il podio. Meglio, se possibile vincere». Anche con la GP23 che sta mettendo in crisi Marco Bezzecchi nel team di Rossi. «Io ho quello che ho. Per quanto mi riguarda mi sento meglio dello scorso anno (quand’era sulla . La GP24 sarà meglio, ma io non ho ancora scoperto il potenziale di questa moto. Continuerò a spingere per capirlo». Piuttosto non comprende, o meglio continua a contestare, la spinta tecnologica in stile F1 della MotoGP. Lì sì che vorrebbe un ritorno al passato. «Se togliamo aerodinamica e qualche congegno lo spettacolo sarebbe migliore. Ora sorpassare è più rischioso. La gente da casa non si rende conto se andiamo un secondo più veloci o più lenti, ma se ci sono battaglie in pista». Come nel 2015.

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