Superbike, l'Italia c'è e la Ducati pure: la moto sogna ancora

Il primo weekend Mondiale conferma il grande momento delle due ruote tricolori: trionfo di Bulega, podio di Petrucci e ritorno di Iannone

Torino -  L’Italia sorride in Superbike. Nel giorno magico di Alex Lowes, il britannico che sulla pista più amata torna alla vittoria dopo quattro anni e colleziona una doppietta che rilancia la Kawasaki (180° podio), il primo round del Mondiale derivate si conclude con altri due podi tricolori (Andrea Locatelli e Danilo Petrucci secondo e terzo nella Superpole Race) e il riscatto di Alvaro Bautista (90° podio), che comincia a dimenticare l’infortunio al collo dello scorso autunno e ad adattarsi alla sua Panigale V4 zavorrata. Il due volte campione del mondo sfiora il podio nella sprint e la vittoria in Gara-2. Il primo sfuma per 78 millesimi da Toprak Razgatlioglu (primo exploit con la Bmw andata però a fuoco in Gara-2), la seconda per 48, con Lowes a bruciarlo all’esterno nell’ultima chicane. 
 
A tutto questo va aggiunto il ritorno sul podio di Danilo Petrucci, terzo in una Gara-2 con ripartenza per la bandiera rossa per il brutto highside al terzo giro del Jonathan Rea con una Yamaha che non dirige, e la conferma della verve di Andrea Iannone, che dopo il podio di sabato alla prima gara post-squalifica vede la vittoria della gara corta sfumare per un problema alla manopola e colleziona un buon quarto posto in Gara-2. E Nicolò Bulega, trionfatore in Gara-1, tiene il passo mondiale con due quinti posti per una classifica che ci sorride. Comanda Lowes, ma dietro ci sono 4 Ducati nelle prime 6 posizioni e altrettanti piloti italiani, con Locatelli terzo. «Ovviamente il bilancio del weekend è molto positivo, ma c’è anche tanto lavoro da fare» l’analisi del rookie Bulega. «Sono molto soddisfatto perché il feeling con la moto è cresciuto giorno dopo giorno, negli ultimi giri però avevo la gomma finita e il sorpasso di Lowes è stato inevitabile» il commento di Bautista, che può cominciare a rimettere nel mirino il tris mondiale consecutivo con la Panigale V4.

Iannone torna dopo la squalifica

Guarda il bicchiere mezzo pieno anche Iannone, davvero apparso cambiato dopo i quattro anni fermo per il controverso caso doping. «Nella Superpole Race avevo la gara in pugno ma ho perso la manopola sinistra - racconta l’abruzzese della Ducati privata GoEleven -. Ho cercato di rimetterla a posto e mi si è bloccato il braccio. Per il movimento si è anche aperto l’airbag e ho buttato via la gara. In Gara2 stavo andando davvero forte, ma quando sono ripartito con le gomme nuove non ho trovato lo stesso feeling e non mi è restato che limitare i danni. Diciamo che è tutta esperienza...». Andrea infatti è soddisfatto del primo weekend. «Dopo tanti anni senza gare è stato molto positivo. Siamo stati in grado di lottare per la vittoria, che ci è sfuggita per motivi che sono stati al di fuori del mio controllo. Ringrazio Ducati, la mia squadra e le persone che mi hanno permesso di essere qui». Anche l’inseparabile Elodie

Chiude un po’ i conti con Phillip Island, pista dove nel 2019 in MotoGP ha rimediato due placche e 20 viti nel polso destro, Danilo Petrucci. «Peccato che la bandiera rossa perché stavo andando bene - dice il ternano, sempre alle prese con il peso che lo limita soprattutto con le gomme morbide -. Il podio (sesto in Sbk, ndr) fa sempre bene, ma questo è un campionato duro, con almeno quindici piloti che possono ambire alla vittoria in ogni gara. Bello da vedere, molto meno per noi da affrontare». 
Non lo dite a Rea, il sei volte campione del mondo che pensava di lasciare una moto ferma (Kawasaki) per una in crescita (Yamaha) e che invece esce dalla pista in barella (per fortuna senza danni gravi) e l’umore a terra. «La moto è inguidabile, sinora qualsiasi tentativo è stato inutile». A Fabio Quartararo fischiano ulteriormente le orecchie. Fra pochi giorni scatterà la MotoGP, la Superbike si ferma un mese: tornerà a fine marzo a Barcellona.
 

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