F1 Schumacher, quotidiano Bild rivela: «Ecco come vive oggi»

Il giornale tedesco ha pubblicato lo speciale «Così vive Schumacher oggi», a 5 anni dall'incidente di Meribel
F1 Schumacher, quotidiano Bild rivela: «Ecco come vive oggi»© aldo liverani

BERLINO - Un team specializzato, composto da dieci «esperti di riabilitazione» - tra fisioterapisti, infermieri e accompagnatori - che aiuta la famiglia Schumacher nell'assistere Michael. E' quanto rivela il quotidiano tedesco "Bild", nello speciale «Così vive Schumacher oggi», pubblicato a 5 anni di distanza dal terribile incidente sulle nevi di Meribel, in Francia e a pochi giorni dal 50esimo compleanno del sette volte campione del mondo.

SITUAZIONE COMPLESSA - Il vecchio ufficio di Schumacher, secondo quanto racconta il giornale tedesco, negli ultimi cinque anni si sarebbe trasformato in una stanza d'ospedale attrezzata. «Nulla è rimasto intentato per velocizzare la guarigione di Schumacher», si legge nello speciale della "Bild", che spiega come, tra le altre "cure", a Schumacher venga fatto ascoltare il rombo del motore della sua monoposto. «Alla domanda su come sta oggi Schumacher non c'è una risposta breve», si legge ancora nell'articolo, che specifica come l'ex pilota tedesco, oggi, non sia in pericolo di vita, ma «c'è un motivo per il quale Schumacher, dall'incidente di cinque anni fa, non è più potuto apparire in pubblico».

L'OPINIONE DEL NEUROBIOLOGO - Il quotidiano riporta, infine, l'opinione di un neurobiologo del Max-Plank Institut, Tobias Bonhoffer, secondo il quale «in generale la rottura del tessuto nervoso nel cervello o del midollo spinale non sono riparabili. Questa è la differenza con tutti gli altri tessuti umani, come per esempio la pelle o il fegato le cui cellule si rigenerano. In alcuni casi di incidente alcune cellule sostituiscono il lavoro di quelle danneggiate «nel caso di un serio danneggiamento del cervello, come quello che apparentemente è accaduto a Schumacher, non ci sufficienti cellule nervose a disposizione che possano svolgere il lavoro delle altre», spiega ancora Bonhoffer.

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