Juric, la strana domenica al Bengodi da “doppio ex”

I due splendidi anni con il Verona e ora il ciclo con il Toro che si sta chiudendo: una partita speciale per il tecnico serbo
Juric, la strana domenica al Bengodi da “doppio ex”© LAPRESSE

Sarà un ritorno strano. Ivan Juric vivrà Verona-Toro praticamente nelle vesti del doppio ex. Già, perché oltre ai due anni trascorsi al Bentegodi ben presto dovrà archiviare il triennio granata, parentesi di vita ormai in procinto di chiudersi definitivamente. Ancora tre partite e poi il tecnico ricomincerà: non sa ancora dove, come e quando, ma dovrà lasciarsi alle spalle le ultime cinque stagioni. Il ritorno a Verona, come sempre, sarà molto gradevole per Juric. Riceverà gli applausi del popolo gialloblù, come già capitato nelle precedenti due circostanze: è un tecnico che in un biennio, quello che poi gli ha permesso di approdare al Toro, ha reso i veneti sufficientemente solidi per rimanere ancora in Serie A. Non era così scontato, visti i risultati altalenanti degli ultimi trent’anni del club di Maurizio Setti, sempre in equilibrio fra la B e la massima serie.

La fine dell'avventura al Toro ed il legame indissolubile col Verona

Verona è rimasta nel cuore di Juric. Due anni fa, quando grazie all'ultimo gol di Josip Brekalo espugnò il Bentegodi, disse: «Qui ho messo tanto cuore, ho speso tanto anche a livello emotivo e a volte sono andato oltre. Avevo la sensazione che fosse giusto andar via. Adesso sono più maturo rispetto a un anno fa, ma qui sono stato da Dio. È difficile spiegare tutto». Lasciò la sala stampa in lacrime, travolto dalle emozioni e dalla nostalgia di un legame speciale che si era creato con la piazza. Pure sul piano tecnico: con l'allora ds Tony D'Amico, oggi all'Atalanta, c'era una simbiosi che poi a Torino ha rimpianto più di qualsiasi altra cosa. Anche recentemente Juric ha citato l'esperienza al Verona, in particolare alla vigilia del pareggio di Napoli, riferendosi alla difficoltà nell'ottenere i tre punti contro le grandi: «A Verona certe partite le vincevamo. Ci mancano le cose per chiudere il cerchio». Sulla panchina gialloblù, infatti, piegò almeno una volta Juventus, Roma, Lazio, Atalanta e Napoli, impresa che al Toro non è stato capace di replicare.
Fu profetico due mesi fa, perché quelle frasi sono diventate una sentenza sul finale di stagione, in cui il Toro è ripiombato nell'anonimato nonostante le maglie per centrare l'Europa si siano allargate. I granata non hanno più tempo per approfittarne.

Il Torino vola a Verona: la situazione

Il Verona, in compenso, ha la sopravvivenza a cui badare: un successo contro i granata consegnerebbe a Baroni - il primo a cercare di andare con convinzione oltre l'impronta della gestione Juric - una salvezza che avrebbe tratti simili al miracolo, vista la diaspora dei gioielli avvenuta a gennaio (sono partiti Hien, Terracciano, Kallon, Faraoni, Hongla, Ngonge, Doig, Braaf, Djuric e Günter, rimpiazzati da tanti giocatori di seconda fascia). Rimanere in Serie A con questi presupposti ridimensionerebbe il recente operato sia di Juric che di Tudor, due uomini che a Verona hanno fatto benissimo, ma che troverebbero in Baroni un rivale all'altezza, visto il modo in cui è riuscito a dare in poco tempo una nuova vita ai gialloblù.

Juric: allenatore dal cuore grande

In ogni caso, Ivan sarà il primo tifoso della salvezza. Proprio perché la gente ha conservato ottimi ricordi, che investono anche sfere diverse da quelle del pallone. Nel periodo Covid, infatti, diede una mano alla mensa dei poveri di San Bernardino. Lo fece col sorriso e senza spocchia. Lo stesso ha fatto a Torino, con un impegno notevole nei confronti di Casa Ugi. Juric quando sposa una città cerca di viverla in tutte le sue forme. Per questo dell’Arena e della Mole gli rimarranno delle cartoline meravigliose, da conservare con cura nel cassetto dei ricordi. All’interno del quale, ovviamente, troverà posto anche qualche rimpianto, soprattutto sul triennio granata. Un progetto promettente, mai seriamente decollato. Anche - ma non solo - per sue responsabilità.

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