Leao, Theo e Maignan: i big Milan si sono eclissati

Alla base dell’eliminazione dall'Europa League lo scarso apporto dei leader: in tanti si interrogano sul portoghese

Spenti, spaesati, poco ispirati o nulla. I giocatori simbolo dello scudetto milanista si sono persi contro la Roma. Perché se è vero che nel crollo dei rossoneri in Europa League ci sono delle responsabilità di Stefano Pioli e della società, è anche vero che da quei giocatori che hanno un tasso tecnico molto elevato ci si aspettava di più. Rafa, Theo, dove siete?

I dubbi su Leao

E se Oliviero non si gira più, anche Mike ha finito le magie. Leao è il più segnalato, tra i tenori che hanno steccato nella recita più attesa dell’anno. E pensare che alla vigilia era apparso accanto a Pioli per ribadire il suo status da leader e forse anche per dare un segnale dopo essere uscito tra i fischi nella partita dell’andata, a San Siro.

Lo aveva detto Rafa: era una delle due partite più importanti rimaste, quella con la Roma e doveva fare di più rispetto all’andata perché, parole sue, vuole essere leader "Non in conferenza, ma in campo". Ecco: il campo lo ha bocciato di nuovo. Con la conseguenza che nel popolo rossonero a questo punto ci si interroga sulle reali capacità di trascinatore del portoghese quando il gioco si fa duro.

Perché ormai il ritornello ‘Leao non è mai decisivo nelle gare che contano’ comincia a diffondersi come un tormentone e potrebbe durare fino all’estate e oltre. Nessuno mette in dubbio che il numero 10 sia il giocatore più talentuoso del lotto, ma il rendimento ondivago dell’attaccante semina dubbi sulla sua capacità di essere l’uomo giusto a cui aggrapparsi quando il Milan ha bisogno di una sferzata di personalità.

Theo Hernandez abulico. Maignan: né papere né miracoli

Se Leao non brilla, però, ugualmente opaco è stato il compagno di fascia (e di tanti gol segnati in compagnia) Theo Hernandez. All’andata bloccato dalla mossa tattica di De Rossi: El Shaarawy spostato dalla sua parte per impegnarlo in fase difensiva e contenerlo nelle avanzate. Giovedì sera, soprattutto quando poi la Roma è rimasta in 10, si pensava che il francese cominciasse a martellare con le sue discese.

Macché, pure all’Olimpico Theo è sembrato abulico, privo di quegli spunti che di solito spaccano in due le difese avversarie. Aggiungiamoci pure un Giroud che ormai è in riserva da qualche settimana. Il centravanti del Milan quest’anno in Europa ha dato un contributo minimo: 1 gol nei gironi di Champions (contro il Psg al Meazza), 1 in Europa League (contro lo Slavia Praga, all’andata).

Contro la Roma ha mostrato un certo nervosismo e nulla più. Oltretutto, in questa parte di stagione non è che stia brillando per prestazioni e pericolosità, va detto. L’addio a fine stagione è sempre più vicino, ma questa versione di Giroud verrà rimpianta da pochi.

Discorso a parte merita anche Maignan. Che di papere decisive contro la Roma non ne ha fatte. Di miracoli decisivi, però, neppure. In una stagione in cui hanno fatto quasi più notizia i borbottii per un rinnovo di contratto che non arriva e i problemini fisici che non gli hanno permesso di rendere al meglio. Il portiere che faceva magie, si è ridimensionato ed è diventato normale. E se manca pure lui oltre a Theo, Leao e Giroud, allora il Milan a chi può chiedere di fare cose straordinarie?

Ora il derby

Ma soprattutto il dubbio che aleggia sopra la squadra è se in questo momento della stagione, dopo una botta così, i big riusciranno a reagire lunedì. Quando andrà in scena un derby che a livello di orgoglio vuole dire tanto per il popolo rossonero.

La Curva ha chiesto ai giocatori dopo la partita di Roma di tirare fuori... una prova di carattere. Se il Milan ne ha, contro l’Inter è il momento di dimostrarlo. La paura, invece, è che in una stagione in cui gli obiettivi ormai sono tutti sfumati, il Milan e le sue stelle falliscano ancora, consegnandosi all’Inter - che arriverà col coltello tra i denti - senza difese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...