Moratti, i furbi e l'Inter dai 25 scudetti dei quarti, quinti e ottavi posti

In un paese che non fa domande si rivendica un titolo a tavolino da terzi sul campo e salvato dalla prescrizione. E allora perché non alzare la posta?

Ci sono temi che vanno trattati con riguardo, approfondimenti da evitare, che è meglio non fare. Chi scrive o parla di Calciopoli e, peggio ancora del tavolino del 2006, viene generalmente trattato come un disturbatore, un eversivo o al più come un ubriacone da taverna del bar. Chi ve lo fa fare? Su questo sito abbiamo spiegato per quali motivi – storici e giuridici, l’opposto del bar – quello “scudetto” non ha motivo di restare lì e venire conteggiato. Da quel giorno, oltre alle reazioni poco entusiaste di gran parte dei lettori nerazzurri – non abituati a leggere di quel tema vietatissimo -, siamo arrivati davvero al giorno in cui si è festeggiato il meritato scudetto nerazzurro. Il ventesimo, la seconda stella: dicono seriamente così, senza domande e quindi senza bisogno di risposte.

Ma non basta. Se di fronte hai organi di informazione silenti, perché non spararla più grossa? Fa bene dunque l’ex presidente Moratti a sostenere che sono 20, anzi 25, fa benissimo Mazzola a quel punto a puntare più in alto: “senza Juve sarebbero 28!”. Se solo si avesse il coraggio di osare di più, si potrebbe festeggiare la terza stella contestualmente alla seconda, e nessuno farebbe domande. La tesi, la conosciamo...

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Dopo il terzo posto, Scudetti anche per quarto, quinto, ottavo?

La tesi ben nota è che la Juve abbia impedito con i suoi mezzi loschi ai nerazzurri di trionfare in una serie imprecisata di campionati. Ora, premesso che il tema va affrontato con cautela e quindi è bene scriverlo con delicatezza, potrebbe essere utile ricordare che, suicidio del 5 maggio a parte, quando peraltro arrivarono terzi (stavolta senza scudetto in regalo), l’unica Inter che si giocò lo scudetto con la Juve nei 12 anni della Triade fu proprio quella del 1997-98, oggetto di leggende, racconti ormai mitologici, canzoni sarcastiche di Elio e rivendicazioni periodiche, ormai trentennali, di qualunque ex, vip o star nerazzurra. Ma i miti, si sa, non sono sempre spiegabili e razionali: così, a quanto si narra, un eventuale rigore e conseguente trasformazione dei rivali avrebbe inesorabilmente consegnato ai nerazzurri il titolo nonostante il momentaneo svantaggio in partita e in classifica.

In tutti gli altri casi la Cupola era decisamente più affollata, considerati i numerosi terzi, quarti, quinti, sesti, settimi, perfino ottavi posti. Solamente nel 2002-03 arriva un’altra seconda posizione, ma non si tratta esattamente di un campionato ricordato come un duello all’ultimo respiro deciso da episodi. In tutti gli altri anni, nell’era morattiana la Cupola era dunque composta da due, tre, quattro e talvolta perfino sette squadre. Osservazioni o domande al riguardo all’ex presidente mentre sosteneva la tesi dei 25 scudetti? Ovviamente nessuna, ci vuole un certo riguardo. Non siamo mica al bar.

Passano i giorni, si celebra la grande festa che fa finalmente dimenticare quel lungo e infinito periodo in cui vincere il campionato italiano uscendo in Coppa assegnava solo il modesto titolo di “scudettino”, tutti parlano di seconda stella e perfino l’eccellente Marotta, che a Torino aveva celebrato con bottiglie e gadget dal trentesimo al trentaseiesimo scudetto e una sera alla Domenica Sportiva aveva espressamente parlato di inquità nel trattamento tra le due squadre nel periodo di Calciopoli, può serenamente affermare di ambire al titolo numero 21 senza che nessuno gli porga un semplice interrogativo: “ma insomma, direttore, Calciopoli era stata iniqua o no? Gli scudetti erano 30 come dicevate o 28? 36 o 34?”.

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A fare i furbi si viene salvati, anzi, premiati

Dopo la festa tocca ancora a Moratti, che di fronte alla domanda sulla vittoria ottenuto a tavolino ricorda ancora una volta che “chi era davanti truffava”. Ma il tema, ora, sono le conversazioni dei dirigenti nerazzurri con i designatori, dai contenuti inequivocabili, e soprattutto con gli arbitri, che erano di per sé manifestamente vietate. È lì che servirebbe qualcuno con il coraggio e la preparazione per chiedere risposte. E così, come nelle vere grandi storie che si rispettino, alla fine l’unica domanda, quella decisiva, a sorpresa la fa inconsapevolmente proprio lui, Massimo Moratti, quando chiede perché dobbiamo avere sempre “questa mentalità che salva chi fa il furbo”.

Lui pensava ad altro, ma la questione è esattamente questa: in questa vicenda poco limpida una sola squadra è stata salvata, anzi perfino premiata. Ed è quella che parlava con i direttori di gara e spiegava al designatore che l’arbitro della semifinale di Coppa Italia avrebbe dovuto smuovere la casella giusta, quella delle vittorie, nelle partite dell’Inter da lui dirette. L’avversario era il Cagliari e i presunti truffatori erano già fuori dalla manifestazione. Non è forse questo fare il furbo? Un po’ come dire che gli scudetti dovrebbero essere 25 o 28, quando di solito arrivavi tra il terzo e l’ottavo posto, ma nessuno ti chiede niente. Magari per incompetenza, magari per paura, magari per comodità. O magari perché abbiamo questa mentalità che in fondo, come diceva quel tale, salva sempre chi fa il furbo.

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Ci sono temi che vanno trattati con riguardo, approfondimenti da evitare, che è meglio non fare. Chi scrive o parla di Calciopoli e, peggio ancora del tavolino del 2006, viene generalmente trattato come un disturbatore, un eversivo o al più come un ubriacone da taverna del bar. Chi ve lo fa fare? Su questo sito abbiamo spiegato per quali motivi – storici e giuridici, l’opposto del bar – quello “scudetto” non ha motivo di restare lì e venire conteggiato. Da quel giorno, oltre alle reazioni poco entusiaste di gran parte dei lettori nerazzurri – non abituati a leggere di quel tema vietatissimo -, siamo arrivati davvero al giorno in cui si è festeggiato il meritato scudetto nerazzurro. Il ventesimo, la seconda stella: dicono seriamente così, senza domande e quindi senza bisogno di risposte.

Ma non basta. Se di fronte hai organi di informazione silenti, perché non spararla più grossa? Fa bene dunque l’ex presidente Moratti a sostenere che sono 20, anzi 25, fa benissimo Mazzola a quel punto a puntare più in alto: “senza Juve sarebbero 28!”. Se solo si avesse il coraggio di osare di più, si potrebbe festeggiare la terza stella contestualmente alla seconda, e nessuno farebbe domande. La tesi, la conosciamo...

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