In attesa di sapere se l’allenatore della Juventus 2024/25 sceglierà la costruzione dal basso, il club non può permettersi di sbagliare la ricostruzione dall’alto. La dirigenza, cioè, deve iniziare una seconda fase di gestione: se nella passata stagione ha navigato con lucidità nella tempesta giudiziaria, limitando i danni (potevano essere molti, molti di più), ora è arrivato il momento di pensare al rilancio della Juventus e della ricostruzione, appunto, che non può non avvenire con un piano e una strategia elaborati dalla dirigenza.
Juve, qual è il piano?
Oggi, dall’esterno, si ha l’impressione che quel piano non sia così ben definito e non riesca a essere compreso, soprattutto dai tifosi, sempre più scontenti e sfiduciati nei confronti del club, ma anche dai giocatori che, dalla sconfitta spegni-ambizioni contro l’Inter, non hanno più trovato una direzione, hanno perso compattezza, ma soprattutto hanno iniziato a sfilacciarsi senza un obiettivo condiviso. La conquista del quarto posto, poi diventato quinto, non è stato sufficientemente motivazionale, com’è logico che sia per giocatori che ambivano allo scudetto e che si sono ritrovati con un allenatore costantemente sotto processo, senza avere certezze sulla sua conferma da parte della società che, da mesi, rinvia alla fine stagione il colloquio chiaritore.