Due concetti fuorvianti
Due concetti assolutamente fuorvianti; quel che certo, invece, è che l’obiettivo di un arbitro è sbagliare il meno possibile, ed eventualmente correggere il proprio errore davanti al monitor. Se un arbitro come Orsato è andato una volta sola all’Ofr, il motivo è semplicemente che il direttore di gara di Schio è abituato a decidere in campo e a sbagliare, in media, meno dei suoi colleghi. E l’arbitro bravo è proprio quello che decide il più possibile in campo. Al di là di questo, sussiste sempre un problema di uniformità su un particolare tipo di fattispecie, ovverosia i contatti che si verificano a palla alta. Ne abbiamo già parlato in passato, a proposito del contrasto del Franchi tra Sommer e Nzola (su cui l’arbitro Aureliano diede rigore), e di quello dello Stadium tra Okoye e Milik (che invece non fu sanzionato da Abisso). Restiamo dell’idea che quello di Firenze non fosse rigore; in un contatto alto, qualora l’obiettivo dei due contendenti sia arrivare sul pallone, ciò che conta è chi arriva per primo, e dopodiché tutto quanto accade successivamente passa in secondo piano.