Con una fatica immane, un primo tempo inguardabile, una prestazione tecnicamente mediocre e tatticamente delirante, la Juventus conquista il dodicesimo punto in undici partite (media da lotta per la retrocessione), nelle quali ha vinto solo due volte. E i raffinati piedi di Kenan Yildiz, provvidenziali nel canalizzare la reazione caratteriale della ripresa, non devono zuccherare uno scenario desolante, per quanto si avvicini di un altro microscopico passettino la conquista della qualificazione Champions, semplificata dall’aggiunta di un posto. È da tre mesi che la Juventus è sparita, che i giocatori rendono meno della metà di quanto rendessero nella prima parte della stagione, che solo sporadici lampi dei singoli salvano la baracca.
Le responsabilità di Allegri
La colpa ricade per lo più su Massimiliano Allegri, che ha indubbie e massicce responsabilità per il crollo della squadra, così come aveva meriti per il rendimento del girone di andata. Il tecnico sta subendo un processo continuo e, a tratti, assurdo, ma non può essere assolto dalle sue colpe alla luce di prestazioni così spaesate della squadra. Soprattutto perché la Juventus sta fotocopiando per la terza volta la stessa stagione, sia in termini di gioco che in termini puramente statistici (gol e punti): quello che può dare Allegri a questa squadra (a partire dalla qualificazione Champions) è chiaro, quello che non può dare lo è altrettanto.