Juventus, ecco l'Old Trafford il "Teatro dei sogni" del calcio mondiale

E' una delle cattedrali del calcio: l'emozione di chi entra per la prima volta e la sua storia di oltre un secolo. Ed è uno dei segreti del fatturato dello United

MANCHESTER - «Il più fantastico, il più capiente, il più notevole stadio che io abbia mai visto. Un campo da calcio unico al mondo, un onore per Manchester e la casa di una squadra che può fare meraviglie quando può sfruttarlo». Non aveva lesinato aggettivi ed entusiasmo il giornalista dello Sporting Chronicle il 19 febbraio del 1910 per raccontare la nascita dell'Old Trafford, forse intuendo che effettivamente era sorto un pilastro della storia del pallone mondiale, una delle cattedrali europee dove si sono celebrati momenti epici della storia del calcio.  Fra i suoi mattoni rossi, che continuano a dargli un'aria vittoriana anche dopo una manciata di ristrutturazioni, sono passati calciatori epici, fra cui Sir Bobby Charlton che pennellò un appellativo shakesperiano per il suo stadio: «Il Teatro dei sogni», nel quale tutti - padroni di casa e avversari - si ritrovano ancora.



IL PROFUMO DELLA STORIA - Lo si capisce solo entrandoci e respirando l'aria non particolarmente profumata della periferia di Manchester Ovest, ma carica di quell'indescrivibile sensazione che si prova quando si è accanto ai monumenti dove la storia è transitata in più di un'occasione. L'avvicinamento, dalla fermata della metropolitana che è a quasi un chilometro dallo stadio, è un fluire di gente e chiacchiere, pinta in una mano e sciarpa nell'altra, interrotta dai venditori di spille e altre piccole memorabilia che fanno impazzire i tifosi inglesi. Il merchandising, quello più brutale e moderno che ingrassa il fatturato dello United, è dentro lo stadio, nell'enorme negozio dietro la grande vetrata che rappresenta la facciata più moderna dell'Old Trafford. Come un tempio in continua costruzione, il Teatro dei Sogni mischia, infatti, scorci di inizio secolo a strutture lucide e metalliche dei giorni nostri: a tenere insieme tutto ci pensa l'emozione di chi entra per la prima volta e l'orgoglio di chi si sente a casa. Si calcola che siano passate da quelle tribune circa 200 milioni di persone dal 1910 a oggi, perché raramente il Teatro non ha fatto registrare il sold out, il tutto esaurito, in qualunque situazione si trovasse lo United e qualsiasi fosse l'avversario: quasi che il rito vada rispettato indipendentemente dal sacerdote o dalla liturgia.

DENTRO IL TEATRO - Nei suoi meandri, non sempre illuminatissimi, l'Old Trafford conserva anfratti antichi e, tutto sommato, scomodi resi però fascinosi dal legno, utilizzato ovunque e che, per esempio, ancora caratterizzava fino a pochi anni fa i piccoli scranni della tribuna stampa, non adattissimi a chi non aveva una linea perfetta. Le panchine, incassate nella tribuna centrale come da tradizione inglese, hanno conservato i mattoni rossi che corrono lungo quel lato fino all'ingresso degli spogliatoi, da dove escono le squadre, passando dalla semioscurità all'abbacinante luce dei riflettori. Tutto studiato, perché gli avversari meno avvezzi ai grandi impianti subiscano in contemporanea un doppio cazzotto emotivo: abbagliati e assordati dal ruggito dei 75mila tifosi scatenati. Due o tre secondi in cui o ti esalti o inizi ad avere paura. E poi, quando esci al termine della partita, indipendentemente dal risultato hai la certezza di aver giocato novanta minuti che non scorderai più per il resto della tua vita. Chi è passato di lì, dai fenomeni mondiali alle comparse del pallone, quando smette di giocare rimpiange spesso quella sensazione e guardando le partite in tv invidia sempre un po' i giocatori, inquadrati al centro dei quattro muri di folla dell'Old Trafford. Con i tacchetti su quello che non è un semplice campo, ma il palcoscenico del Teatro dei Sogni.

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