Da Ricchiuti a Ronaldo in 12 anni: la Juve non muore mai

Il 9 settembre 2006 la Juventus affrontava il Rimini nel campionato di Serie B: era una squadra diroccata da Calciopoli, è risorta diventando più forte di prima
Da Ricchiuti a Ronaldo in 12 anni: la Juve non muore mai

TORINO - Era un pomeriggio caldo e surreale. Era esattamente dodici anni fa, 9 settembre 2006: la Juventus scendeva sul prato del Romeo Neri di Rimini e iniziava la stagione di Serie B. Era una squadra diroccata dall’estate più assurda e terribile della sua storia, ma presentava comunque, come un antico monumento imperiale, vestigia della sua grandezza che si stagliavano nella formazione in cui spuntavano tre freschi campioni del mondo (Buffon, Camoranesi, Del Piero) e un Pallone d’Oro (Nedved). Se nel confuso sconforto in cui beccheggiava all’epoca il popolo bianconero, qualcuno fosse apparso a rassicurare tutti, dicendo: «Fra dodici anni avrete già vinto sette scudetti, disputato due finali di Champions, visto giocare alcuni dei calciatori più talentuosi d’Europa e avrete appena ingaggiato il più forte di tutti», nessuno gli avrebbe creduto.

In quell’afoso pomeriggio romagnolo i tifosi bianconeri avevano altri pensieri, al posto di CR7 c’era AR10 a tenerli occupati. Adriàn Ricchiuti, autore del gol con cui il Rimini aveva raggiunto il paradossale pareggio contro la Juventus, che come prigioniera di un incubo non aveva neppure vinto la prima partita di Serie B. Ecco, al 74’, dopo la rete dell’argentino del Rimini solo un pazzo poteva  lucidamente ipotizzare il completorestauro di quel tempio calcistico devastato da Calciopoli.

Dodici anni dopo, invece, si fa quasi fatica a ricordare le critiche a Deschamps (che nel frattempo ha vinto un Mondiale), delle indispensabili parate di Buffon, del Del Piero brillante all’inizio e affaticato alla fine. Eppure dodici anni sono un lasso di tempo relativamente breve e ci sono giocatori, quel giorno in campo, ancora in attività e uno ancora nella Juventus: Giorgio Chiellini, all’epoca una giovane promessa, ora il capitano della squadra più rispettata della Champions League dopo l’acquisto di Cristiano Ronaldo.

Cosa è successo in questi dodici anni lo sanno tutti. Perché è successo, forse, se lo sono chiesti in pochi. Perché la resurrezione della Juventus e il suo ritorno ai vertici assoluti è un’alchimia di managerialità e amore. La Juventus non muore mai perché c’è una proprietà che non molla nelle difficoltà, ma soprattutto che nelle difficoltà programma, resta salda e coerente ai progetti, partecipa con il cuore ma pensa con la testa. Che poi è l’unico modo di andare da Ricchiuti a Ronaldo senza perdersi e non trovare più la strada.

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