Pagina 2 | Buffon: «Sabato l'ultima partita con la Juventus. Il futuro? Ho proposte stimolanti»

TORINO - Ci siamo, è il B-Day: Gigi Buffon, 17 stagioni dopo il suo sbarco sul pianeta bianconero, fa chiarezza sul suo futuro alla Juventus. E su cosa sarà di lui. Al suo fianco il presidente Andrea Agnelli, grande amico del portiere più forte di ogni tempo. In platea siede tutto lo stato maggiore: Pavel Nedved, Beppe Marotta, Fabio Paratici, più Giorgio Chiellini e l'agente Silvano Martina.

 

«E' difficile trovare le parole - spiega Agnelli - Gigi ha chiuso una partita su due da imbattuto, ha il record di imbattibilità a quota 974 minuti, ha vinto 26 trofei in 22 anni di carriera. Vuol dire che con Gigi ogni anno si porta a casa almeno un trofeo. Lui è carismatico, timido, leale, trasparente, sincero, onesto, è un amico e il capitano. E' stato in paradiso, è sceso all'inferno ed è tornato in paradiso e gliene saremo eternamente grati assieme agli altri protagonisti. Il 2018 è stato un anno lungo e logorante. Prima Italia-Svezia, poi un infortunio, quindi il rigore contro a Madrid che ha visto sfumare la vittoria in Champions e il gol di Koulibaly che poteva far presagire la perdita dello scudetto. Ma Gigi è stato in campo all'Olimpico per la quarta Coppa Italia e il settimo scudetto consecutivo: numeri pazzeschi. Esclusi i miei familiari, è stata la persona che ha frequentato più assiduamente casa mia. Ci siamo confrontati e ogni decisione sarà condivisa. Oggi sappiamo che “Tek” Szczesny difenderà la nostra porta l'anno prossimo. Una porta difesa nella storia da gente come Zoff, Tacconi, Peruzzi, Sentimenti IV. Gigi ha proposte sia fuori dal campo sia per continuare a giocare. Gigi sa che avrà il mio pieno supporto, qualsiasi decisione prenderà. Oggi gli dico solo grazie di cuore per questi 17 anni straordinari e ti prego: goditi lo Stadium, così come lo Stadium si godrà te. Fino alla fine». E ancora: «Abbiamo ragionato su quello che dovrà essere un percorso lontano dal campo di gioco, qualunque sia il ruolo che si deve assumere passerà attraverso una seria formazione. Vale per chi dall'università entra nella nostra società, e per chi lascia il campo e fa lo stesso percorso. All'inizio si dovrà prospettare un anno di seria formazione per avere la piena consapevolezza della gestione di un club a 360°. Da lì si può capire la direzione più giusta, ma questo vale per tutti i dipendenti di qualsiasi società».

L'ANNUNCIO - Poi Buffon prende la parola con la voce rotta dall'emozione: «Volevo sicuramente ringraziare il presidente, la Juventus per me è qualcosa di più. In questi anni abbiamo sviluppato un rapporto unico di vicinanza, ambizione, amicizia, legati come siamo dall'onesta e dalla lotta feroce all'ipocrisia: è un comune denominatore che ci ha unito. Il fatto che qui sia presente tutto lo stato maggiore, il mio procuratore, Giorgione Chiellini che meritatamente prenderà i gradi di capitano per me è un grande onore e piacere. Mi fa piacere che siano venuti tutti: sono necessari tutti e al netto di polemiche e incomprensioni dico grazie anche a voi. Per me è una giornata particolare, ricca di emozioni, ma ci arrivo con tanta serenità, felicità e appagamento. Sono sentimenti figli di un percorso straordinario e bellissimo che ho avuto la fortuna di poter condividere con tante persone che mi hanno voluto veramente bene, un bene per il quale ho lottato e cercato di fare sempre del mio meglio. Sabato sarà la mia ultima partita con la mia Juventus, credo sia il modo migliore per finire questa grandissima avventura con altre due vittorie davvero importanti e con la vicinanza di Andrea e di tutto il popolo juventino. La mia paura era di arrivare alla fine della mia avventura con la Juve da sopportato o da giocatore che aveva fuso il motore. Posso dire che non è così e sono veramente orgoglioso di aver potuto esprimere se non il mio meglio, sempre prestazioni all'altezza del nome mio e della Juve. E questa è la mia più grande gratificazione: ecco perché arrivo felice a questo saluto, perché per uno sportivo non è scontato essere così longevo e performante. Ringrazio la famiglia Juve che nel 2001 prese un talento straordinario che si è tramutato in campione 8ma sono di parte...): ma questo è accaduto solo perché la Juve ha fatto sì che accadesse, facendomi fare un ulteriore step nella mentalità e nella convinzione. Se sono ancora qui a 40 anni è solo per merito della Juve, dove l'approccio al lavoro è diverso da tutte le altre parti del mondo. E' una filosofia che ho fatto mia e sono sicuro che la adopererò anche in futuro, nel post calcio, se dovesse servire: è l'unico modo che conosco per arrivare ai risultati con la felicità di aver sofferto, di essersi dannati gettando il cuore oltre l'ostacolo, al di là di soldi, notorietà e Coppe. E' questo che la Juve mi ha insegnato e la ringrazierò per sempre».

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PROGETTI - «Cosa farò? Sabato giocherò ed è questa l'unica cosa certa. Con Andrea c'è un dialogo continuo, lui è a conoscenza di ciò che sta accadendo attorno a me ed è un consigliere di cui non voglio privarmi. Fino a 15 giorni fa era risaputo e certo che avrei smesso di giocare, adesso sono arrivate proposte e sfide stimolanti dentro e fuori dal campo. Dopo questi tre giorni densi di emozioni, credo che la prossima settimana dopo 2-3 giorni di riflessioni in modo sereno prenderò la decisione definitiva e certa, che sarà quella di seguire ciò che urla la mia indole e la mia natura. La prossima sarà la settimana delle decisioni definitive che però non cambieranno il mio umore. Fino a 15 giorni fa ero un ex giocatore e l'avevo accettato con la massima serenità. Continuerò a essere sereno perché l'importante era non macchiare questa mezza vita trascorsa con la Juve e deludere le aspettative di tutti quelli che hanno creduto in me. Se potevo continuare o meno qui? Avendo fatto mio il modus operandi della Juve e condividendo le loro impressioni, sono fermamente convinto che la Juve essendo una società seria debba programmare il futuro. Per me è importante finire nel miglior modo possibile, era l'unica cosa che mi interessava. Eppoi la Juve ha un portiere di valore eccelso almeno quanto il mio, e ha 13 anni meno di me. Conteranno le mie percezioni, ciò che ti trasmettono, i progetti, gli stimoli che potresti avere e poi il mio stato di forma. Avrò tante riflessioni da fare senza lasciarmi condizionare dall'impeto e dall'esaltazione del momento. Non penso sia giusto finire la carriera in chissà quale campionato di terza-quarta fascia perché io sono un animale da competizione e in quel contesto non potrei vivere e non mi sentirei a mio agio».

SCUDETTO - «Quest'anno è stato davvero snervante, stancante a livello emotivo anche perché è cominciato troppo presto. Già da novembre io, Giorgio e altri ragazzi ci siamo fatti carico di un peso enorme per il fallimento del Mondiale. E' stata una stagione ricca di bassi inaspettati e picchi incredibili: questo ha fatto sì che anche la razionalità a volte potesse venir meno. Qualche perplessità dopo Juve-Napoli c'era, è chiaro: dovevamo capire se saremmo riusciti a ricompattarci e a dare le ultime botte, oppure se magari la sensazione di esserci disuniti si sarebbe protratta. Ma per l'ennesima volta abbiamo dato una risposta incredibile. Se questa è la Juve più grande di sempre? Non lo posso dire, mancherei di rispetto a chi ha vinto qualcosa di più importante di ciò che abbiamo conquistato noi. E' la Juve più solida, testarda e continua: questo sì, perché lo dicono i risultati».

FUTURO IN ITALIA E IN AZZURRO? NO - «Di un futuro in Italia non se ne parla, sono cose romanzate, come il sogno che puoi avere da bambino come il ritorno al Parma, Ma non c'è niente di più. Ci sarà un periodo di formazione, di presa di coscienza di ciò che vuol dire stare all'esterno del prato verde e in una società: il che significa anche vagliare e capire gli interessi predominanti e il tipo di indirizzo specifico da prendere. La Nazionale? Se Buffon era un problema tre mesi fa, non oso pensare cosa possa diventare fra 3-6 mesi e così via. Sarebbe qualcosa di estremamente complicato da gestire, non penso di meritarlo e voglio tenermi lontano. L'Italia ha già grandi e giovani portieri che hanno bisogno di fare le loro esperienze. Il 4 giugno per Italia-Olanda non ci sarò. La Nazionale è un'altra parentesi della mia vita calcistica. Non ho bisogno di altri attestati di stima e di affetto, e celebrazioni varie. Le persone vanno rispettare e onorate se si pensa che abbiano un valore, ma quando sono vive, non quando sono morte».

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LA SVOLTA - «Nel 2010 dopo l'infortunio alla schiena, quando tutti pensavano che Buffon avesse finito la sua grande carriera, c'è stata una svolta. Ho trovato dentro di me, ma sempre grazie a tutti, la forza per dire che volevo che questa carriera diventasse unica. Anche se avevo vinto un Mondiale, volevo vivere la sfida di migliorarmi ancora. E ho provato tanta soddisfazione in più rispetto a otto anni fa, perché l'essenza della vita è trovare una sfida che non è importante vincere o perdere: conta solo la bellezza di battersi per questa sfida».

I SENTIMENTI - «Provo una grande gratificazione per il fatto di sentire questa vicinanza dalla società, dagli ex compagni e dalle persone che mi sono vicine. Per il futuro, probabilmente sono una persona incosciente ma non ho paura. E' come quando si prospetta un cambio di vita e di abitudini. Io vivo per queste cose, vivo per levarmi da determinate zone di comfort e andarmi a misurare in avventure anche più complicate che magari non conosco. E' un modo per formarsi maggiormente e pesarsi: le sfide non mi hanno mai spaventato, mi hanno sempre stimolato».

GIGI, LA FIGC, LA FIFA Mi inorgoglisce l'interesse di Figc e Fifa. Per il carattere che ho, non voglio mai dare delusioni a chi ha fiducia in me. E il giorno in cui avrò la certezza di intraprendere un altro ruolo lo farò con la pienezza delle conoscenze del caso. Sento la grande responsabilità di non dover tradire la fiducia degli altri».

IL POST MADRID - «E' anche giusto che ci sia una squalifica dopo Madrid, è normale anche se non per il mio comportamento in campo. Tanto è vero che l'arbitro ha decretato un'espulsione di cui ad oggi non ho ancora capito la ragione. Che si sia trasceso è evidente, di quello ne sono estremamente dispiaciuto, però io non sono mai stato espulso in 23 anni di carriera, mai squalificato in Champions. Il Buffon di quella sera aveva l'animo dilaniato, non poteva non dire quelle cose. Ma passati due giorni, se avessi rivisto l'arbitro l'avrei abbracciato, però confermando il mio pensiero con più calma, niente di più. Io non porto rancore».

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FUTURO DA DIRIGENTE - «Il fatto che la Juve rappresenti una famiglia è sotto gli occhi di tutti. Io posso solo sentire l'onore di essere stato percepito come uno della famiglia in questi anni. E in questi giorni e nelle ultime ore Andrea me l'ha fatto sentire con tanta forza. Ma devo anche dire una cosa: la Juventus è una società che programma il futuro e il suo futuro è come il presente e il passato: è un futuro vincente. Se un giorno sarò considerato un elemento sul quale fare affidamento perché potrò spendermi per dare qualcosa alla causa, per me la Juve avrà la precedenza su tutto. Ma non deve essere un'imposizione o qualcosa che devo sentire di diritto. La Juventus mi ha dato talmente tanto che un qualcosa in più sarebbe un ulteriore gesto di generosità che avrebbe nei miei confronti. Febbraio e marzo sono stati mesi complicatissimi, l'elaborazione del lutto per il fatto di smettere di giocare è un qualcosa che ti appesantisce e ti tocca dentro. Ma da aprile sono tornato di nuovo leggero, fiducioso e felice come nei giorni migliori. Ho pensato anche col presidente che se dovessi smettere di giocare, magari sei mesi sabbatici non mi farebbero male, pure per far decantare il tutto e poter ripristinare una situazione sentimentale normale che ora è presa un po' d'assalto da tutto ciò che sta accadendo».

GIGI E L'INGHILTERRA - «Il richiamo della Premier? Ho ricevuto qualche proposta molto interessante, la prossima settimana a bocce ferme e in una situazione emotiva tranquilla deciderò il meglio per me. Dirlo ora non ha senso. Ha senso il fatto che se decidessi di continuare vorrebbe dire che avrei l'ambizione di lottare ancora per grandi traguardi: è l'unico modo in cui concepisco lo sport, ed è probabilmente anche il mio limite».

DA GIGI A “TEK” - «L'eredità più grande che lascio a Szczesny? “Tek” è un ragazzo davvero intelligente, a parte l'aspetto tecnico sin dal primo momento era incuriosito dal modo in cui si sta nello spogliatoio della Juve. Ma ha avuto tanti altri esempi belli da cui attingere esperienza, come quelli di Giorgio, Marchisio, Barzagli, Khedira, Lichtsteiner, tutti quelli che hanno fatto la fortuna della Juve in questi anni».

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LA FESTA DI SABATO - «Voglio viverla normalmente, proprio come sono abituato a vivere io i grandi eventi e le situazioni pregne di sentimenti. Non chiedo niente se non quello che mi è già stato dato: rispetto, stima, affetto, il sentire che sono stato sempre percepito come uno della Juve, uno da Juve. E questa è la più grande vittoria, poi per le celebrazioni non sono il più adatto: già da bimbo ai compleanni non volevo sentirmi al centro dell'attenzione. Tutto quello che ci sarà fino a sabato sarà il ricordo più bello e le cose che mi porterò via, con grande gelosia. Di altre manifestazioni non ho bisogno: ne ho già avute tante».

UN ANNO DA VICE SZCZESNY? NO - «Con Andrea abbiamo parlato di tutto negli ultimi sei mesi. Ma per un giocatore come me che si è sempre professato juventino e ha sempre sottoscritto con forza il modo di pensare e programmare della Juve è cosa buona e intelligente capire quando è il momento. Anche perché la Juve ha un portiere di 27 anni che vale me: “Tek” sarebbe costretto a subire continuamente paragoni inutili e che mi metterebbero disagio. E io non posso vivere questa situazione alla Juve. La fine è stata talmente bella e condivisa che più di così cosa voglio? Nulla, mi sento una persona davvero fortunata».

IL CICLO CONTINUA - «Sarebbe gravissimo se pensassi che sabato si chiuderà un ciclo per la Juve, sarei da rinchiudere se pensassi che la Juve non vincerà più. Di sicuro l'unica parte imprescindibile di questa Juve è la Famiglia che da 95 anni guida questa squadra con l'inequivocabile forza dei risultati. Io sono stato una parte importante, ma piccola, di questa Juve. E la Juve che sa programmare sapeva che ci sarebbe stato il mio addio. E la Juve senza di me continuerà a vincere, magari anche di più. Sono certo che prima o poi arriverà il raggiungimento di obiettivi anche più ambiziosi».

LA FASCIA A CHIELLINI - «A Giorgio non posso dare consigli, con lui abbiamo vissuto in simbiosi per 13 anni nello spogliatoio e in campo sviluppando la giusta modalità con cui si arriva ai risultati. E Giorgio incarna perfettamente il capitano della Juventus, gli faccio un in bocca al lupo speciale e ricco di affetto. Fra i traguardi da me raggiunti c'è anche quello dell'imbattibilità, ma gran parte di quel primato lo devo ai miei compagni e soprattutto a uno come Giorgio che è sempre stato un riferimento e una ceretzza per me che vedevo la squadra da dietro. Lo ringrazio di cuore, sono sicuro che non mi farà rimpiangere e farà del suo meglio per soddisfare le esigenze della Juve e della tifoseria».

GIGI THE BEST - Chiude, poi, Agnelli: «In questo calcio globale che cambia continuamente io voglio ricordare che le bandiere esistono. Gigi lo è e passa il testimone a chi è alla Juve da 13 anni ed è anche lui una bandiera. Lo dicevo che Gigi è anche timido: quando parlava dei cent'anni della nostra Famiglia, non ha detto che lui ne ha vissuto circa il 20%, è un pezzo importante. E circa 30 trofei che ora sono al Museo hanno il suo nome. Sono numeri che danno la dimensione di Gigi. Ci ha emozionato il fatto di averlo con noi, si merita un grandissimo applauso». Una mini-standing ovation in sala conferenze, aspettando la festa di sabato.

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PROGETTI - «Cosa farò? Sabato giocherò ed è questa l'unica cosa certa. Con Andrea c'è un dialogo continuo, lui è a conoscenza di ciò che sta accadendo attorno a me ed è un consigliere di cui non voglio privarmi. Fino a 15 giorni fa era risaputo e certo che avrei smesso di giocare, adesso sono arrivate proposte e sfide stimolanti dentro e fuori dal campo. Dopo questi tre giorni densi di emozioni, credo che la prossima settimana dopo 2-3 giorni di riflessioni in modo sereno prenderò la decisione definitiva e certa, che sarà quella di seguire ciò che urla la mia indole e la mia natura. La prossima sarà la settimana delle decisioni definitive che però non cambieranno il mio umore. Fino a 15 giorni fa ero un ex giocatore e l'avevo accettato con la massima serenità. Continuerò a essere sereno perché l'importante era non macchiare questa mezza vita trascorsa con la Juve e deludere le aspettative di tutti quelli che hanno creduto in me. Se potevo continuare o meno qui? Avendo fatto mio il modus operandi della Juve e condividendo le loro impressioni, sono fermamente convinto che la Juve essendo una società seria debba programmare il futuro. Per me è importante finire nel miglior modo possibile, era l'unica cosa che mi interessava. Eppoi la Juve ha un portiere di valore eccelso almeno quanto il mio, e ha 13 anni meno di me. Conteranno le mie percezioni, ciò che ti trasmettono, i progetti, gli stimoli che potresti avere e poi il mio stato di forma. Avrò tante riflessioni da fare senza lasciarmi condizionare dall'impeto e dall'esaltazione del momento. Non penso sia giusto finire la carriera in chissà quale campionato di terza-quarta fascia perché io sono un animale da competizione e in quel contesto non potrei vivere e non mi sentirei a mio agio».

SCUDETTO - «Quest'anno è stato davvero snervante, stancante a livello emotivo anche perché è cominciato troppo presto. Già da novembre io, Giorgio e altri ragazzi ci siamo fatti carico di un peso enorme per il fallimento del Mondiale. E' stata una stagione ricca di bassi inaspettati e picchi incredibili: questo ha fatto sì che anche la razionalità a volte potesse venir meno. Qualche perplessità dopo Juve-Napoli c'era, è chiaro: dovevamo capire se saremmo riusciti a ricompattarci e a dare le ultime botte, oppure se magari la sensazione di esserci disuniti si sarebbe protratta. Ma per l'ennesima volta abbiamo dato una risposta incredibile. Se questa è la Juve più grande di sempre? Non lo posso dire, mancherei di rispetto a chi ha vinto qualcosa di più importante di ciò che abbiamo conquistato noi. E' la Juve più solida, testarda e continua: questo sì, perché lo dicono i risultati».

FUTURO IN ITALIA E IN AZZURRO? NO - «Di un futuro in Italia non se ne parla, sono cose romanzate, come il sogno che puoi avere da bambino come il ritorno al Parma, Ma non c'è niente di più. Ci sarà un periodo di formazione, di presa di coscienza di ciò che vuol dire stare all'esterno del prato verde e in una società: il che significa anche vagliare e capire gli interessi predominanti e il tipo di indirizzo specifico da prendere. La Nazionale? Se Buffon era un problema tre mesi fa, non oso pensare cosa possa diventare fra 3-6 mesi e così via. Sarebbe qualcosa di estremamente complicato da gestire, non penso di meritarlo e voglio tenermi lontano. L'Italia ha già grandi e giovani portieri che hanno bisogno di fare le loro esperienze. Il 4 giugno per Italia-Olanda non ci sarò. La Nazionale è un'altra parentesi della mia vita calcistica. Non ho bisogno di altri attestati di stima e di affetto, e celebrazioni varie. Le persone vanno rispettare e onorate se si pensa che abbiano un valore, ma quando sono vive, non quando sono morte».

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