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TORINO - Quella frase buttata lì - «Non ho bisogno di provarlo» - è stata accolta con un’alzata di spalle. Chiamatela indifferenza, del resto non conviene perder tempo nel tentativo di decodificare il parere di chi continua a non convocarlo. E poi non è dato sapere se Jorge Sampaoli abbia voluto spronarlo o meno: a Gonzalo Higuain, per dirla tutta, frega meno di zero. Lui in Russia vuole andare, ma non per grazia ricevuta. Non basteranno i 263 gol segnati in 518 partite? Peggio per il ct dell’Argentina, verrebbe da pensare anche sulla scorta delle parole pronunciate da un tale Batistuta: «Higuain è stato trattato male - ha detto - e l’Argentina deve puntare su di lui». Ora la priorità del Pipita è la Juventus che, grazie ai suoi gol, può rialzarsi e così riavviare la marcia scudetto interrotta per colpa di Inzaghino.
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FRUSTRAZIONE E PARTENZA - Beh, se alla Dacia Arena il Pipita si sbloccasse sarebbe pura manna per i colori bianconeri. Anche perché degli ultimi due viaggi a Udine l’ex azzurro non serba un bel ricordo: a parte il 5.5 che beccò a marzo su Tuttosport nel contesto di un 1-1 tale da non incantare la platea juventina (andò addirittura a segno Bonucci, pensate un po’...), nell’aprile 2016 Higuain con la maglia del Napoli finì nelle cronache del match per il doppio cartellino giallo che il pistoiese Irrati gli stampò sul muso. Risultato: Udinese trionfante (3-1) e la Juve che altrove vince e se ne va. La frustrazione del cannoniere, quel giorno lì in orario post pranzo, fu spaventosamente grande. E il piano scudetto in fallimento lo convinse a dire basta, a progettare la partenza verso un lido storicamente vincente, a voltare pagina per provare a conquistare scudetti e coppe in quantità industriale.
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