Pagina 2 | Tutti i retroscena: così la Juventus ha preso Cristiano Ronaldo

TORINO - Il colpo del secolo è stata l’operazione più facile dell’estate per la Juventus. Paradossale, ma vero. Perché a distanza di mese dallo sbarco di CR7 in bianconero emergono i retroscena dell’affare e tra questi il fatto che i vertici juventini non abbiano vissuto una trattativa estenuante. Merito della fortissima volontà di Cristiano Ronaldo di approdare alla Juventus e della signorilità di Florentino Perez che ha mantenuto un impegno morale che aveva preso con il suo calciatore più forte.

Tutto è iniziato in primavera, quando - come è noto - il super agente di CR7, Jorge Mendes, ha iniziato a tessere la trattativa, informando la Juventus dell’opportunità e facendo capire quanto fosse determinato il suo assistito a unirsi ai bianconeri. Quello è stato il momento cruciale della trattativa per i dirigenti juventini: Andrea Agnelli, Beppe Marotta e la loro squadra hanno soppesato la questione economica (in una serie di riunioni che hanno visto anche la presenza di Sergio Marchionne) e poi hanno deciso di affrontarla.

A quel punto, con la Juventus che aveva un accordo con il giocatore, Mendes e CR7 hanno riscosso da Perez una vecchia promessa che il presidente aveva fatto al portoghese. «Alla fine di questa stagione, se porti un’offerta da 100 milioni puoi andare», gli aveva detto dopo un confronto in cui Ronaldo aveva nuovamente espresso il suo disagio nello stare a Madrid, soprattutto dopo lo scandalo fiscale e gli attriti legati al rinnovo di contratto.

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Quando Mendes si è presentato da Perez con l’offerta da 100 milioni controfirmata da Andrea Agnelli, il presidente ha tenuto fede alla sua parola. Un gesto di grande signorilità, visto che non c’era nulla di scritto, ma solo una stretta di mano. Una circostanza nella quale hanno certamente inciso i buoni rapporti fra i due club e il modo con cui la Juventus si è comportata, senza forzare la mano e mantenendo un profilo di grande rispetto nei confronti del Real durante i giorni caldi del passaggio del giocatore. Perez, mantenendo la sua promessa, però ha richiesto che Ronaldo si prendesse tutte le responsabilità della scelta con una dichiarazione o un comunicato (quella che poi è stata la lettera di CR7 ai tifosi del Real) e proprio sui dettagli del come gestire le apparenze del divorzio si è passato molto tempo nei giorni caldissimi di inizio luglio.

La Juventus attendeva senza particolari ansie, sapendo che la parte più difficiledella trattativa era già stata archiviata e che Perez difficilmente si sarebbe tirato indietro all’ultimo. Con pazienza si è raggiunto un accordo e si è arrivati alla conclusione.

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Così, per chiudere l’affare del secolo, fra i dirigenti dei due club c’è stata, in pratica, una sola telefonata: quella fra l’amministratore delegato bianconero Beppe Marotta e il suo omologo madrileno Jose Angel Sanchez per definire i dettagli burocratici e stabilire le modalità dello scambio di documenti necessari a suggellare l’operazione. Per certi versi, insomma, l’arrivo di Cristiano Ronaldo assomiglia a quello di Gonzalo Higuain, anche se nel caso dell’argentino esisteva una clausola scritta, mentre CR7 si è liberato sulla base di una clausola morale.

Chi ha seguito tutto l’affare da molto vicino, inoltre, sottolinea come per far fluire l’operazione in modo così facile sia stata fondamentale la volontà di Cristiano Ronaldo.

Aveva deciso che la Juventus doveva essere la sua prossima squadra ed è andato fino in fondo, come quando decide di vincere le partite. Non c’è mai stato un dubbio, nonostante si fossero fatti avanti grandi club quando avevano annusato la possibilità.

Può darsi che i vantaggi fiscali che potrebbe avere Cristiano in Italia abbiano inciso (i 100mila euro secchi per i redditti dall’estero), ma va detto che per la Juventus non esiste nessun vantaggio tecnico. Le tasse sull’ingaggio di Ronaldo vengono pagate tutte e i 30 milioni netti del portoghese producono per l’erario qualcosa come 28 milioni di euro. Una cifra importante che fa parte dei circa 80 milioni di Irpef che la Juventus paga in virtù del suo monte ingaggi. Alla fine anche l’Agenzia delle entrate deve ringraziare CR7.

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Quando Mendes si è presentato da Perez con l’offerta da 100 milioni controfirmata da Andrea Agnelli, il presidente ha tenuto fede alla sua parola. Un gesto di grande signorilità, visto che non c’era nulla di scritto, ma solo una stretta di mano. Una circostanza nella quale hanno certamente inciso i buoni rapporti fra i due club e il modo con cui la Juventus si è comportata, senza forzare la mano e mantenendo un profilo di grande rispetto nei confronti del Real durante i giorni caldi del passaggio del giocatore. Perez, mantenendo la sua promessa, però ha richiesto che Ronaldo si prendesse tutte le responsabilità della scelta con una dichiarazione o un comunicato (quella che poi è stata la lettera di CR7 ai tifosi del Real) e proprio sui dettagli del come gestire le apparenze del divorzio si è passato molto tempo nei giorni caldissimi di inizio luglio.

La Juventus attendeva senza particolari ansie, sapendo che la parte più difficiledella trattativa era già stata archiviata e che Perez difficilmente si sarebbe tirato indietro all’ultimo. Con pazienza si è raggiunto un accordo e si è arrivati alla conclusione.

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