TORINO - Una volta c’era la fabbrica dei talenti, l’inesauribile vena aurea della miniera friulana. Mai improvvisazione, solo lavoro e struttura, disciplina e lungimiranza. E’ l’Udinese della famiglia Pozzo, società presa a modello, giustamente, nel corso degli anni. Per motivi svariati: rete mondiale di osservatori, investimenti mirati, grande attenzione ai dettagli e alle strutture. Un’autentica macchina da plusvalenze: al Friuli, adesso Dacia Arena dopo restyling e rilancio, esplodevano talenti, a volte dando l’impressione di valere ancora di più rispetto a quanto poi espresso, in effetti, altrove. Non un supermercato per i top club, né tantomeno un discount: piuttosto boutique, dove la qualità si paga. E non poco. Per chiarimenti basta chiedere alla Juventus, che nel corso degli anni ha effettuato corposi bonifici a favore dell’altro club bianconero.
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Il... Pozzo sembra però essere meno profondo in questi ultimi anni. Non mancano i giovani interessanti pescati da ogni parte del pianeta: l’iraniano Ali Adnan, il promettente croato Balic, il danese Stryger Larsen, l’olandese Nuytinck che in patria paragonavano a Stam. Ma la macchina da plusvalenze vanta adesso altre punte di diamante: Jakub Jankto, corteggiato anche dalla Juventus, così come Fofana e Widmer. E attenzione a Rodrigo De Paul, che sta crescendo per personalità e qualità. Non sarà più l’Udinese da vetrina di alta moda calcistica, ma resta il modello virtuoso. E quella capacità, più unica che rara, di scovare il talento anche lì dove nessuno andrebbe a cercarlo.
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