Chelsea, viaggio ad Auschwitz per chi fa cori antisemiti

I Blues pagheranno dei corsi di formazione che prevedono anche la visita al campo di concentramento in Polonia
Chelsea, viaggio ad Auschwitz per chi fa cori antisemiti

ROMA - La punizione non basta, bisogna rieducare. Si può sintetizzare così l'operazione che il Chelsea ha deciso di varare come provvedimento contro i tifosi che si sono resi protagonisti di cori antisemiti. La società londinese ha stabilito che i colpevoli dovranno sottoporsi a dei corsi di formazione che prevedono un viaggio al campo di concentramento di Auschwitz. Chi non accetta, rimane fuori da Stamford Bridge. Un anno fa l'episodio che ha portato i Blues al giro di vite. "Morata viene dal Real Madrid e odia gli ebrei" furono le parole di un coro dei tifosi per Alvaro durante la gara con il Tottenham, squadra del quartiere omonimo con un elevato numero di ebrei. «Smettete di cantarlo, il linguaggio non è per niente accettabile» scrisse in un comunicato il Chelsea che però ha scelto di non fermarsi a una dura condanna di facciata.

LE PAROLE DI BUCK - «Se ti limiti a impedire loro l'accesso allo stadio, non cambierai mai il loro comportamento - ha annunciato al "The Sun" il presidente del Chelsea Bruce Buck -. Questa iniziativa invece permette di far capire loro quello che hanno fatto, così da portarli a comportarsi meglio. In passato li avremmo cacciati dagli stadi per tre anni, ora invece il messaggio è: "Hai sbagliato, ma puoi scegliere: o non entri allo stadio o puoi passare del tempo con persone del club che si occupano della gestione delle diversità, in modo da capire cosa hai fatto di sbagliato e perché". E' difficile fare qualcosa quando hai a che fare con un gruppo di 50 o 100 persone che cantano ed è praticamente impossibile bloccarli o cercare di trascinarli fuori dallo stadio. Ma se riusciamo a identificarli individualmente, allora possiamo fare qualcosa».

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