Promozione - Lo strano caso di Carmagnola

Lastra di ghiaccio sul terreno di gioco: che si fa?
Promozione - Lo strano caso di Carmagnola© @Busca1920

Neve, ghiaccio, gelo e chi più ne ha più ne metta. Le ultime settimane di calcio dilettantistico in Piemonte sono state profondamente caratterizzate dal maltempo. Così i terreni di gioco in tutta la regione si sarebbero meglio prestati alla scenografia della pellicola “Frozen - Il regno di ghiaccio” che ad una partita di pallone. Ecco dunque lo spezzatino surgelato e indigesto dei rinvii e dei recuperi che “chissà quando”, il tutto condito, inevitabilmente, dalla giusta dose di polemiche. È un film visto e rivisto. Ma, ad un’analisi più attenta, l’elemento di novità, effettivamente, emerge. 

 Ci troviamo in quel di Carmagnola, in una gelida domenica pomeriggio. In programma c’è - ci sarebbe - Carmagnola-Busca, match valido per la 15ª giornata del girone C di Promozione. Molto bene; c’è solo un problema: il campo è interamente ricoperto di neve. Che si fa allora? La praticità e il buon senso di un nutrito gruppo di dirigenti suggerisce un’unica e ovvia soluzione: ci si rimbocca le maniche e si spala. Così, poco dopo, il terreno di gioco risplende nel suo verde speranza (di giocare, in questo caso). Sembrerebbe quindi tutto pronto, anzi perfetto, ma ecco l’ulteriore imprevisto. 

In una zona laterale del campo, sulla fascia per intenderci, si palesa una lastra di ghiaccio estesa per qualche metro. Non esattamente un lago ghiacciato, semplicemente una limitata porzione di prato indurita e pericolosamente scivolosa, perché all’ombra della tribuna. Il direttore di gara, Alessio Ballone di Torino, non ha dubbi: la partita non si può giocare. Il motivo? La lastra rappresenta un serio rischio per l’incolumità dei 22 giocatori in campo. La decisione sorprende e “infastidisce” ambo le compagini, decise a disputare l’incontro. Particolare è, soprattutto, il disappunto del Busca, reduce da un lungo e costoso viaggio. Ma non c’è modo di convincere l’arbitro: nonostante il resto del manto sia in condizione perfetta e sull’erba batta un tiepidissimo sole, la partita non si deve disputare.

Ed è così che ci siamo posti l’amletico dubbio: la decisione presa dal fischietto torinese è stata corretta o meno? Una risposta accettabile, in tal senso, la può fornire unicamente “Il regolamento del giuoco del calcio”. Regolamento che, alla regola numero 1, in riferimento all’impraticabilità del campo, recita testualmente: “ghiaccio: quando, in più zone del terreno di gioco, vi sono strati di ghiaccio o di neve ghiacciata che costituiscono pericolo, il terreno di gioco viene considerato impraticabile”. Sorpresa: quel “in più zone” rende l’episodio di Carmagnola alieno a questo tipo di casistica. Consequenzialmente, interpretando il regolamento alla lettera, la gara doveva essere disputata.

Ma… Sì, c’è un ma bello grosso. Nei casi limite, come ci sentiamo di definire questo, l’ultima parola spetta sempre ed esclusivamente alla discrezione dell’arbitro. Quindi, se il direttore di gara ha riscontrato un anche solo potenziale pericolo per i giocatori in campo, la decisione finale è stata, assolutamente, quella corretta. Naturalmente l’evento in sé può suscitare perplessità e scalpore, soprattutto in considerazione dei molti altri campi del piemontese (in condizioni anche peggiori) in cui le partite si sono disputate regolarmente. È evidente quindi che l’episodio in sé possa apparire bizzarro e controverso in un quadro generale di grossa emergenza e confusione. Ora lo spettro del recupero in settimana: il campo sarà effettivamente in condizioni migliori? Aspettare ancora non si può: tutti i campionati devono finire entro aprile. E pensare che basterebbe modificare il calendario per evitare certi “scivoloni”, con i quali, il ghiaccio, c’entra davvero poco.

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